Recensione: Il bufalo della notte di Guillermo Arriaga

Questa non è una abituale recensione, ma il racconto di una storia d'amore tra me e la Il bufalo della notte di Guillermo Arriaga, tra me e la sua storia, la sua prosa, oscurità, disagio ed abbandono.


Titolo: Il bufalo della notte
Autore: Guillermo Arriaga
Editore: Fazi Editore
Prezzo di copertina: €17.00
Data di uscita: 8 marzo 2018

Trama:
In una Città del Messico affascinante e oscura, le vite di tre amici si intrecciano in maniera inestricabile sullo sfondo urbano della metropoli. Gregorio, che soffre di schizofrenia e a ventidue anni si uccide con un colpo di pistola; il suo migliore amico Manuel, perseguitato dal ricordo della malattia mentale di Gregorio, dallo spettro di un’amicizia tradita, dal mondo di violenza e di ossessione che circondava la vita dell’amico suicida; e la misteriosa Tania, ex fidanzata di Gregorio con cui Manuel ha una tormentata relazione. Giovani alla deriva, che cercano disperatamente un appiglio nel mare mosso della vita. Scritto con l’agilità di un copione cinematografico, Il bufalo della notte è un emozionante romanzo dalle tinte notturne, una storia ai confini della delinquenza e della normalità, il racconto di un rapporto viscerale di amore e amicizia che sopravvive alla morte. Pochi scrittori al mondo sanno trattare le emozioni e i sentimenti forti e violenti come Guillermo Arriaga, pochi scrittori sanno affrontare con tale potenza narrativa il lato più oscuro dell’esistenza umana e allo stesso tempo illuminarla della luce della speranza e del perdono.


Recensione:
Un lettore sa che amerà un romanzo quando a poche pagine dall'inizio, in questo caso 37, la storia e la lettura sposano i rispettivi ritmi stabilendone uno che appaghi entrambi reciprocamente. Ma come tutte le storie d'amore che cominciano rapidamente con grandissima intesa ed intensità, nei rari momenti di solitudine ci si chiede se questo non è presagio di una fine assai dolorosa. Pensieri che si ripudiano e che vengono subito sostituiti dalla bramosia di vivere, di vivere qui e adesso. Ed io ho amato ogni singola pagina de Il bufalo della notte, letto lentamente e nella tenue luce serale, una lentezza che ben presto mi ha abbandonata dopo la visione non programmata di Babel, il film con il quale Arriaga conclude la sua Trilogia sulla morte (dopo Amores perros e 21 grammi), e che mi ha spinta a leggere e finire con più curiosità Il bufalo della notte

«Prima che esseri umani, siamo animali»; al margine aveva appuntato con la sua grafia diseguale: «E molto prima siamo demoni».

A farlo è stato anche quel senso di disagio che certe storie mi lasciano, il disagio che trasmette quella calma apparente e che sappiamo con certezza essere il preludio di una catastrofe umana ed emotiva ma che speriamo fino in fondo non si concretizzi. Il disagio del dolore lacerante di alcune esistenze vissute da persone che ce la mettono tutta ma che noi con amara accettazione affermiamo essere rompicapi senza soluzioni, individui destinati solo alla sopravvivenza. Il disagio della rassegnazione agli avvenimenti, come se i personaggi stessi sapessero di non avere scelta o vie di uscita, di non avere la possibilità di essere di meglio e di più, come se la loro non fosse forza di chi va avanti, ma quella di chi ammette di non avere il coraggio di agire diversamente. Il disagio che si prova nell'ascoltare delle mute e biasimevoli confessioni. Il disagio della giustizia mancata e che colpisce i più deboli in una Città del Messico fiacca e insicura, spettatrice della distruzione dei suoi figli.

Per quanto ci si sforzi, gli spazi della vita non potranno mai competere con la vita stessa e nemmeno duecento muri costruiti alla perfezione possono attutire il rumore di uno sparo che risuona nel cuore della sera.

Arriaga ha il dono della prosa maledetta, quella che ti trascina dentro le sue parole e la sua musicalità per poi lasciarti naufragare nella sua interpretazione; ne Il bufalo della notte, poi, è riuscito ad inglobarmi anche in una cupa follia che prende il sopravvento sulle persone e in particolare sul protagonista, superstite al suicidio del migliore amico nonché vittima della sua spregevole vendetta e della sua violenza psicologica che gli infligge nonostante il suo corpo sia sotto una terra fredda ma forse ospitale per chi, come Gregorio, la luce non ha fatto altro che alienarli maggiormente dalla vita.
Il romanzo di Guillermo Arriaga, mia prima e certamente non ultima esperienza con l'autore, è tenebroso, temerario e paranoico; caratterizzato da una poeticità rara ma intensa, da una penna all'apparenza impenetrabile ma che in realtà è solo la rappresentazione di un mondo primitivo quanto reale.

[...] la pazzia - è vero - può essere più spaventosa della morte.

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