La comunità di bookstagram sta vivendo un disagio

Fino a pochi anni fa sono sempre stata quella stramba del gruppo che non aveva Facebook, poi qualcosa è cambiato, complice anche le attività sul blog, e ho iniziato ad interessarmi ai social network, a studiarli e provarli. Tra tutti, però, quello che mi ha rapito il cuore è Instagram. Io semplicemente lo amo, nonostante tutto. Nonostante cosa? Nonostante le note negative che suonano sempre più spesso tra i bookstragramer. E oggi parlo di loro e di noi, perché sebbene Instagram sia uno strumento di supporto alla mia attività di blogging, anche io rientro nella categoria e vi rientrano tutti coloro che trattano di libri nel loro profilo Instagram, che sia di supporto  ai loro principali canali di comunicazione oppure no. Ma quali sono queste note negative a cui ho accennato?


Se non leggi Guerra e pace e non reciti la Divina Commedia a memoria, non sei nessuno
Perché esiste qualcuno che non sia nessuno su Instagram? E nella vita? Sarei proprio curiosa di sapere chi è questo qualcuno che è qualcuno e quali requisiti bisogna avere per esserlo, e nel mentre fermiamoci a riflettere su cosa significa questo concetto, sul perché invece di andare avanti torniamo indietro come persone, su come la letteratura allora a questo punto non significhi più ricchezza personale acquisita durante la lettura, ma semplicemente della conoscenza collezionata da sfoggiare per fare colpo sugli altri e nutrire il proprio ego. Il mondo di bookstagram diventa sempre più spietato in questo senso e il disagio è palpabile. Ma sai cosa ti dico pseudointelletuale di turno, leggila tu la tua Guerra e pace, recita tu tutto l'Inferno dantesco a memoria, ma non rompere i cosiddetti a noi poveri lettori umili.

Hai visto la recensione che ha scritto X? Ma davvero abbiamo il coraggio di chiamarla recensione?
I giorni passano e sempre più bookstagramer giocano a fare i critici letterari, nel vero senso della parola, dimenticando di essere parte di questa innovazione del campo che oserei chiamare Critica letteraria 2.0. Ormai non si è più liberi di descrivere i libri con parole semplici e non astruse, perché se lo fai non hai un ampio vocabolario. Se sbagli un verbo ti mettono alla gogna segretamente o lanciano frecciatine tra di loro ma sempre pubblicamente. Se ripeti due volte lo stesso aggettivo allora cosa hai imparato dai temi delle medie. Se scrivi delle emozioni che un libro ti ha suscitato a loro non gliene può fregare nulla di cosa provi tu, analizzami il testo. Se analizzi il testo devi aver certificato che tu hai studiato per farlo, ché loro sono usciti tutti da Harvard con una laurea in letterature straniere. Se non scrivi del libro ma pubblichi una foto con una sua citazione non va bene, mi devi parlare del libro. E così via, i critici di letteratura bookstagramer non sono mai soddisfatti e basta poco per scatenare il loro giudizio.

Blogger vs blogger
Prendiamo il punto precedente e non consideriamo più i lettori e i blogger nel loro insieme, ma stringiamo il campo ai solo blogger e applichiamo le stesse osservazioni: sempre più spesso, ogni giorno, i blogger criticano altri blogger senza fare nomi e cognomi quando palesemente si riferiscono a qualcuno in particolare e lo denigrano. Di seguito alcuni esempi di affermazioni, talvolta di gruppo - un'altra cosa che ho notato aver preso piede- , che rendono l'esperienza di permanenza su Instagram spiacevole e piena di negatività.

Ma hai visto che foto orrende che pubblica? Ma neanche se mi ci metto d'impegno ci riesco.
Ma dai, su, si vede che si è comprato i follower e i like!
Hai visto la sua recensione? Due righe e mezzo su quanto le sia piaciuto più la trama. Patetica, ridicolo, fate ridere, siete schifosi, ma vai a zappare la terra.
Hai visto le sue stories? Ma chi si crede di essere? Dio sceso in terra perché ha ricevuto il libro dalla CE?
Cioè, fammi capire, le hanno mandato il libro e lei non sa neanche di cosa sta parlando! Non legge manco quel genere: ma stiamo scherzando?

Affermazioni che si commentano da sole: blogger che vanno contro altri blogger, coalizioni che si creano e che invece di usare la loro influenza per diffondere l'amore per i libri e i vantaggi che ne deriva, seguono persone che non vogliono seguire solo per il gusto della polemica.
Ognuno ha il suo percorso, ognuno ha il suo modo di scrivere e di proporre contenuti, ognuno fa quello che lo a stare bene perché il blog alla fine diventa la casa di ognuno di noi e i lettori e i "colleghi" blogger ospiti più che graditi. Si tratta di diversificazione e di offerte diverse a domande diverse: ognuno ha il suo target di riferimento e se ognuno si concentrasse su se stesso invece di criticare e sfottere i contenuti altrui, oltre alla sua persona, di certo ci sarebbe più serenità.


Leggi un libro commerciale? L'ultimo che arriva da Wattpad? Ma quanto schifo fai?
Da un anno o poco più, dopo un paio di iniziative nazionali, è scoppiata la editoria indipendente mania e se leggi qualcosa che non sia di una piccola casa editrice da supportare in questo mare pieno di squali, allora non meriti la mia attenzione. Sia chiaro, sono la prima ad avere un debole per l'editoria indipendente ma non per questo giudico un libro dalla marchio editoriale e, soprattutto, non giudico chi legge il libro dell'autore di punta dell'editore con la maggiore quota di mercato, che è sinonimo di scarsa qualità. Se poi quel libro proviene da piattaforme non tradizionali, dove con tradizionale si intende mandare il manoscritto all'editore e accendere un cero, allora non meriti il mio like e apriti cielo.

Lo snobismo first, please
Perché i like li ricevono i libri belli, quelli indipendenti, quelli che non appaiono mai tra i più venduti. Quelli giusti, insomma. I bookstagramer reputano i libri di determinati generi spazzatura come i romance, gli young adult, e la narrativa commerciale in generale: non sono libri, punto. Se non è Pulizer o Nobel, allora non è bello ma frivolo e che leggi a fare, puoi anche non farlo che tanto per quel che leggi puoi farne a meno. Perché lui, il bookstagramer pseudointelletuale, giudica, giudica sempre. Giudicare un lettore, o un collega bookstagramer per il genere che legge è davvero triste. Triste per lui.


Il giudizio è la chiave di tutto
Non importa quanti passi in avanti si facciano nella tecnologia, quanto tempo e quanti update servano per migliorare i social network per creare delle comunità strette in cui ognuno di noi possa trovare altre persone online con i suoi stessi interessi, se noi, noi persone, rimaniamo le stesse e invece di integrare e unire, ci allontaniamo e distruggiamo. Alla fin fine i social network rispecchiano la nostra società e molte cose nella nostra società guasta non funzionano perché ognuno si sente libero di giudicare e di condannare gli altri per le loro opinioni e non solo. Se ognuno fosse impegnato a coltivare il suo giardino personale, ad arricchire la sua vita di bellezza e provare a dare un'occhiata anche al giardino del vicino scambiandosi consigli e punti di vista, Instagram non sarebbe così pieno di polemiche.
Infine, sebbene io mi sia aperta al networking online, rimango sempre quella Siham che sta un po' sulle sue ma che osserva molto e a me queste polemiche non infastidiscono quasi mai, ma di recente ho capito che, sostanzialmente, delle volte è meglio raccontare un disagio se esiste, perché quasi sempre quel disagio è percepito da molti altri ma nessuno lo racconta perché quel qualcuno pensa di essere il solo a coglierlo; e forse è meglio iniziare a parlarne perché molto probabilmente chi ci sente vorrebbe dire le stesse cose ma non lo fa proprio per questo motivo.

Commenti

  1. Che bell'articolo, Siham! Hai proprio ragione, parlare di un disagio percepito trasforma una sensazione negativa in un'occasione di confronto o quantomeno ci fa capire di non essere i soli a vedere le cose in quel determinato modo. Abbiamo avuto modo di chiacchierarne in privato e come sai mi trovi d'accordo su tutti i punti...il pregiudizio e lo snobismo per come la vedo io sono quanto più lontano dalla cultura - e dalla lettura - esista, per cui me ne tengo ben lontana. Un abbraccio!

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  2. Sono pienamente d'accordo!
    Siamo circondati da lettori snob...

    Un applauso !

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  3. Condivido, in tutti i sensi, il contenuto di questo articolo.
    Sai già come la penso in merito.
    Un abbraccio!

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  4. Hai scritto un articolo bello ed interessante. Più passa il tempo e più è difficile vivere in questa comunità virtuale, sempre più ricca di pregiudizi, snobismi e faide, che alla fine non portano del bene a nessuno. Dove vive il seme dell'invidia e della cattiveria il terreno si avvelena, rovinando tutto il resto. Peccato. Bravissima

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  5. Tutto questo è molto vero, io ultimamente mi chiedo spesso dove Instagram ci abbia portati, invece che spingerci alla condivisione ed ispirarci.
    Ho notato che chi ha profili con molto seguito tende a non rispondere quasi mai nei commenti, anche se magari non sono molti, e quindi il problema non è "Ne ho troppi non riesco a stare dietro a tutti." Vedo che spesso nel post che pubblicano sembra cerchino l'interazione perché fanno domande o sembrano avviare una discussione, poi però se rispondi sotto al post allora non vieni più calcolato e spariscono, rendendo vano secondo me lo scopo di questo social. Quello che a me interessa di instagram è il confronto, scoprire nuovi libri o pareri su libri che ho già letto, nuove visioni o insomma cose del genere. Lo stesso vale per i viaggi ma lì il discorso è diverso.
    Quando vedo che invece per molti è solo facciata, mettono la foto aspettano i millemila like e tanti auguri allora boh, mi sembra che perda un po' la sua utilità, se voglio solo vedere foto belle di libri apro google ed è uguale no?

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  6. Ciao, anch'io stavo pensando di aprire un profilo instagram collegato al mio blog e mi sono imbattuto nel tuo post. E ho molti dubbi.

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  7. Ciao Siham, ti ringrazio per aver scritto questa riflessione. Faccio parte da un po' ormai del mondo dei "bookstagramer", sto ancora imparando tanto, e mi sono decisa solo da pochissimo ad aprire un blog ma continuo a tentennare proprio perché col fatto di non essere una critica letteraria ne una persona dalla padronanza impeccabile della lingua italiana (insomma scrivo di pancia) ho sempre questa sensazione di disagio di cui tu parli, di "non essere all'altezza" per scrivere di libri. Il fatto che le persone debbano criticare per forza qualsiasi cosa ormai è un dato di fatto, ma il tuo articolo mi ha fatto riflettere molto, ricordandomi che alla fine fare blogging o condividere contenuti su instagram è un gioco, un gioco tra persone normalissime che esprimono quello che sentono senza dover avere il timore di essere sottovalutate. Il mondo dei social va preso per quello che è e poi per me vale sempre la regola che se una persona (bookstagramer) non ti piace allora che la segui a fare?! ;)

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