Recensione: Non luogo a procedere di Claudio Magris

Buongiorno, amanti della lettura.
La guerra non piace a nessuno, e ogni volta che vediamo documentari, leggiamo libri di quest'argomento facciamo un sospiro di sollievo. Siamo tristi, certo, ma reagiamo così perché ci ricordano coloro che dicono che sono più di sessant'anni che il mondo non cade in una guerra mondiale. In fondo, però, sappiamo che in tutto il mondo, come schizzi di colore grigio su una tela, ci sono sempre le guerre.
Claudio Magris ci parla di guerra in generale con Non luogo a procedere, e io vi parlo di quest'ultimo.


Titolo: Non luogo a procedere
Autore: Claudio Magris
Editore: Garzanti

Trama:
In questo romanzo, l'autore Claudio Magris si confronta con l'ossessione della guerra di ogni tempo e paese, quasi indistinguibile dalla vita stessa: una guerra universale, rossa di sangue, nera come le stive delle navi negriere, blu come il mare che inghiotte tesori e destini, grigia come il fumo dei corpi bruciati, bianca come la calce che copre il sepolcro. Non luogo a procedere è la storia di un grottesco Museo della violenza, delle sue sale e delle sue armi ognuna delle quali racconta vicende d'amore e delirio, e dell'uomo che sacrifica la vita alla sua maniacale costruzione; è la storia di una donna erede dell'esilio ebraico e della schiavitù dei neri; è la storia del mistero di un delitto rimosso tra le mura del forno crematorio nazista della Risiera di San Sabba, a Trieste.


Recensione:

Sono nati i soldatini a farmi capire che bisogna abolire la guerra e che l'unico modo di riuscirvi è giocare alla guerra. Giocare per non farla; soldatini contro soldatini.

La trama dice che Claudio Magris si confronta con l'ossessione della guerra attraverso un personaggio realmente esistito, Diego de Henriquez, che ha collezionato materiale bellico, armi, arsenali, fucili, cannoni. Tutto questo non come sostenitore della guerra, ma come per lasciare un'eredità alle generazioni future, come per tenere viva l'idea che la pace è la serenità dell'umanità, l'unica parola al mondo a non dover averne una contraria.

La morte si addice ai musei. A tutti, non solo a un Museo della Guerra. Ogni esposizione - quadri, sculture, oggetti, macchinari - è una natura morta e la gente che si affolla nella sale, riempendole e svuotandole come ombre, si esercita al futuro soggiorno definitivo nel grande Museo dell'umanità, del mondo, in cui ognuno è una natura morta. Facce come frutta seccata dall'albero e poggiata recline su un piatto.

Claudio Magris ci fa leggere anche di Luisa, la donna che ha il compito di riprogettare il museo della guerra, i reperti di quest' uomo, le sue lettere. Lo stesso museo che rappresenta le atrocità umane, il silenzio tombale legato all'uccisione di persone nell'unico campo nazista in Italia, senza indignazione mentre, ad oggi, sembra che la guerra e le sue conseguenze siano finite nel dimenticatoio. Si dice che la storia serva per non dimenticare, ma l'odio delle persone e spesso l'ignoranza, portano ad un'amnesia dell'umanità. La guerra diventa lo strumento di controllo e di ripristino di questo.

Comunque i libri sono libri, pure quando sono stupidi; sono sempre buone armi e non solo grazie a quei loro dorsi pesanti e taglienti con cui si può rompere una testa. Bisogna sempre rispettarli e proteggerli, i libri. Anche quelli che non piacciono.

Ci vengono presentante le sale del museo e ognuna di queste è un pezzo di storia, con termini e nomi di arsenali, ci rendiamo conto di dove sia arrivata la razionalità pratica dell'uomo e la freddezza delle armi ha preso posto alle tragedie che si era promesso di non rivivere. Spesso si danno nomi diverse alle cose e ai fatti, derivanti da cause differenti, ma la madre di così tante parole superflue e di un ricco dizionario, è solo una: Guerra.

Come la morte, che non è affatto secca, bensì grassa e non è strano, ingorda com'è.

Non luogo a procedere è un libro importante, denso, erudito. Forse troppo erudito, tanto da rendere la lettura pesante e quasi faticosa.
Gli eventi della guerra, com'è normale, rendono l'atmosfera del romanzo grigia e rilascia inquietudine che fa sì che il lettore spesso si prenda delle pause dalla lettura.
La scrittura di Magris è elegante, da penna stilografica nera, di lusso, di altissimo livello letterario; e proprio per questo non è da tutti. Non è per tutti. Io sono tra quelli.

A casa, scrive, quando ero piccolo si usava far giocare i bambini alla battaglia navale di Lissa e lui, che giocava accanitamente tutto il giorno, sosteneva che quei giochi - le barchette affondate nel laghetto nel giardino, i soldatini di cartapesta finiti a consumarsi nell'acqua - gli avevano aperto gli occhi sulla necessità di eliminare la guerra.

Commenti

  1. Ecco vedi...vorrei leggerlo ma anche no, poi sì ma anche no....no forse no.

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    1. È successo lo stesso con me, poi ho deciso di sì :) Ma se non te la senti, passa oltre.

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  2. Strana recensione questa. Non mi riferisco al fatto che sia breve, dev'èssere un libro particolare. Ma non credo sia uno di quelli da leggere a tutti i costi, possiedo già un opinione al riguardo, dubito fortemente che cambi leggendolo, al massimo si rafforza la mai convinzione :)

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    1. Ci sono quei libri che non ti fanno dire molto, poi io non ho mai avuto una lunghezza standard in fatto di recensioni: dico ciò che voglio e basta.
      Questo non è un romanzo che ti fa cambiare idea, non ne ha neanche l'intenzione. Semplicemente parla di guerra.

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    2. Infatti io non mi riferivo al fatto che era breve :)
      Dicevo che è strana, forse per il libro. Tutto qui, so che non hai una lunghezza standard, ne ho lette parecchie di recensioni tue XD
      Un libro fine a se stesso dunque?

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