Recensione: Turbine di Juli Zeh

Turbine è un romanzo lento, complesso e difficile da comprendere appieno; il che è anche comprensibile dato che si tratta di una vera e propria denuncia sociologica e spesso anche politica.


Titolo: Turbine
Autore: Juli Zeh
Editore: Fazi Editore
Prezzo di copertina: €18.50
Data di uscita: 3 maggio 2018

Trama:
Sembra proprio che Gerard e Jule abbiano trovato un angolo di paradiso. È il villaggio di Unterleuten, poco lontano da Berlino. Bomantici cottage, aperta campagna, aria pulita: un luogo dove la vita è autentica. Fin dal principio, però, si percepisce un'atmosfera cupa, qualcosa che minaccia la quiete, qualcosa che ribolle sotto la superficie e sta per esplodere... Quando una ditta decide d'impiantare un gruppo di turbine eoliche nelle immediate vicinanze del paesino, si delinea un conflitto che va ben oltre le vite private degli abitanti: si tratta di uno scontro tra generazioni, tra città e campagna, tra artificio e natura, tra perdenti e vincitori post-muro. Una vera e propria guerra di tutti contro tutti, in cui dietro alle ideologie si nascondono gli istinti più bassi mentre le dinamiche spietate della provincia non fanno che esasperare il bisogno quasi carnale di appropriarsi di un pezzo di terra. Un crescendo di tensione che sfocia nella nevrosi collettiva e in cui la certezza è una sola: non si salva nessuno. "Turbine", specchio perfetto della società contemporanea, racconta tutta la rabbia e la frustrazione di un mondo che fatica ad affrontare il cambiamento. Un romanzo intelligente come la migliore satira politica, avvincente come un giallo e umano come una confessione.


Recensione:
Quando leggo dei casi letterari nel mondo tendo ad essere più prudente rispetto al solito, io che sono sempre alla ricerca di belle letture, ma quando parlano di denuncia sociologica è come se abboccassi all'amo. Ho sempre avuto un debole per i libri che sono una denuncia, un manifesto, uno schiaffo dritto in faccia di una realtà che spesso fingiamo di vedere. E Turbine di Juli Zeh ha fatto impazzire gli editori tedeschi e poi quelli del mondo, raccontando loro l'isteria umana, la fuga dalla città, dal suo smog e dal suo consumismo; raccontando della frustrazione dei giovani che sempre più spesso sentiamo affermare di sentirsi nati nell'epoca sbagliata. Juli Zeh contrappone le giovani generazioni, sedotte dal bio e dall'ecologico, a quelle non più giovani che pensano che la tradizione sia sacra e la novità profana. Il cambiamento incombe a Unterleuten, un piccolo paradiso di campagna poco lontano da Berlino, dove è stato da poco annunciato l'impiantamento di una decina di pale eoliche e la paura e frenesia verso questa novità fanno cadere la comunità del paese in una situazione nevrotica.
Il romanzo, la cui narrazione si basa sull'alternarsi delle voci dei numerosi personaggi, presenta una moltitudine di conflitti tra cittadini e non solo, coinvolgendo i rapporti più intimi e personali, destabilizzandoli e danneggiandoli.
Il tempo che passa ci trasforma nei nostri padri e nelle madri, pensò. Tutti i volti conservavano una chiara traccia del bambino di un tempo. In alcuni casi il viso adulto pareva sovrapporsi appena, come un velo leggero, alla faccia infantile. Per sapere cosa pensa e sente qualcuno, basta immaginarsi com'era da bambino e subito emerge con chiarezza tutta la sua vita interiore.
Turbine è un romanzo psicologico che indaga i legami e le dinamiche di una comunità che ha represso per troppo tempo tanta rabbia, dove le dieci turbine sono la metafora di un cambiamento che distrugge gli equilibri generazionali. Juli Zeh sottolinea le personalità dei personaggi, individui egoisti che vogliono imporre le loro ideologie e la loro morale al resto del paese nella convinzione assoluta di fare il meglio per lo stesso.
Turbine è un romanzo che personalmente ho fatto fatica a portare avanti, vuoi per la mole, vuoi per il poco tempo da dedicare alla lettura, ma quel che non nego è che si tratta di un libro con una certa lentezza nella narrazione e spesso anche ridondanza; è un romanzo complesso che richiede la completa attenzione del lettore, il quale lentamente viene trascinato nelle sfumature gialle che inizia ad avere, in quell'epilogo che lascia l'amaro in bocca e che sembra gridare che talvolta non si ha scelta: o si asseconda il cambiamento, o vi si soccombe.
Era sfuggita da un mondo sbagliato. Il paese era uno spazio vitale che riusciva ad abbracciare con lo sguardo e con la mente.

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