Recensione: La casa nella pineta. Storia di una famiglia borghese del Novecento di Pietro Ichino

Pietro Ichino ha scritto un romanzo autobiografico a trecentosessanta gradi, intimo e allo stesso tempo mezzo per ricostruire un'importante capitolo della storia italiana.


Titolo: La casa nella pineta. Storia di una famiglia borghese del Novecento
Autore: Pietro Ichino
Editore: Giunti Editore
Prezzo: €18.00
Data di uscita: 11 aprile 2018

Trama:
Nella primavera del 1962 la famiglia Ichino riceve una visita dell'amico don Lorenzo Milani. Indicando i libri e il benessere che si respira in quel salotto milanese, il priore si rivolge a Pietro, tredicenne: "Per tutto questo non sei ancora in colpa; ma dal giorno in cui sarai maggiorenne, se non restituisci tutto, incomincia a essere peccato". Marchiato a fuoco da questo monito, che pur nella sua radicalità racchiude in sé molti altri insegnamenti familiari, il protagonista di queste pagine rifiuta di intraprendere la carriera di avvocato al fianco del padre amatissimo per dedicarsi al movimento operaio, ritrovarsi cooptato nel palazzo del potere ma poi farsene cacciare, studiare il Diritto del lavoro nell'epoca drammatica della fine delle ideologie, del terrorismo rosso e poi della sua nuova fiammata al passaggio del millennio. In questo libro insolito, al confine tra un racconto intimo e il grande affresco di un'epoca, le vicende pubbliche si intrecciano alla storia di una famiglia italiana che raccoglie in sé l'eredità ebraica e un cattolicesimo dalla forte vocazione sociale e che ha eletto la Versilia a proprio luogo dello spirito. È così che - dalle persecuzioni razziali al Concilio Vaticano II, da Bruno Pontecorvo a Piero Sraffa, dal '68 all'assassinio di Calabresi, dal Pci di Pietro Ingrao fino alle riforme del Diritto del lavoro - la "casa nella pineta" diventa il crocevia di vite vissute con singolare intensità, dove generazioni di padri e di figli dalle anime inquiete possono crescere, amarsi, perdersi e ritrovarsi.


Recensione:
Quello di Pietro Ichino è un libro che raccoglie e amalgama numerosi generi letterari e la scelta su come leggerlo spetta al lettore, che può farlo prendendolo come un memoir, come un'autobiografia, come la narrazione storica e politica del paese oppure, ancora, come un romanzo familiare. Del resto anche l'autore rappresenta vari mestieri e personalità che, davvero, è inevitabile non citarne qualcuna: Pietro Ichino - politico, giornalista, scrittore, avvocato e professore - parte proprio dalla famiglia in questo libro scritto in prima persona. Sullo sfondo abbiamo la casa di Forte dei Marmi, descritta come un luogo paradisiaco in cui generazioni di Pellizzi e Ichino si tramandano i principi morali, le convinzioni politiche e la fede. E sarà proprio quest'ultima a mandare in crisi le certezze del giovane Pietro quando, nell'agio della sua casa avviene l'incontro con don Lorenzo Milani, un incontro che lascia la sua impronta nella sua vita e che la condizionerà definitivamente, un incontro che si basa su un'unica cosa: restituire. Restituire prima che sia peccato, restituire come cardine delle proprie decisioni, restituire per migliorare e fare la storia, restituire e appassionarsi al movimento operaio, ai diritti dei lavoratori e allo studio del Diritto del Lavoro.

La casa nella pineta racconta delle vicende più personali di Ichino, ma anche una parte della storia politica e culturale italiana. Si tratta di un libro che, sebbene avvincente e intimo, non è di facile lettura; infatti richiede tempo e spazio nella propria vita al momento della lettura. È uno di quei libri che cercano di collocarsi nella quotidianità del lettore, cosa che personalmente riscontro nelle autobiografie e nelle storie vere, le quali richiedono la massima attenzione e il massimo rispetto.

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