Recensione: Di niente e di nessuno di Dario Levantino

Di niente e di nessuno di Dario Levantino è un romanzo breve, essenziale e denso.


Titolo: Di niente e di nessuno
Autore: Dario Levantino
Editore: Fazi Editore
Prezzo di copertina: €17.50
Data di uscita: 19 aprile 2018

Trama:
Brancaccio, periferia di Palermo. Rosario è un adolescente solitario con la passione per la mitologia classica e il mare. Il padre, cinico e bugiardo, ha un negozio di integratori per sportivi in cui gestisce lo smercio illecito di sostanze stupefacenti; la madre, accudente e remissiva, dedica tutto il proprio tempo alla cura della casa e della famiglia. Solo di tanto in tanto, la donna si concede una pausa per lucidare il trofeo vinto come miglior portiere da nonno Rosario, morto prematuramente nel terremoto del Belice del 1968. Quando, per accontentare un inconfessato desiderio della madre, il ragazzo decide di giocare in quello stesso ruolo con la squadra di quartiere, il percorso che lo condurrà all'età adulta ha inizio: tra i pestaggi, la scoperta dell'amore e il disincanto, Rosario troverà la forza di emanciparsi dalla violenza e dalla menzogna che da sempre hanno oppresso la sua vita. Un'intensa storia di formazione condotta con la voce, spietata e dolcissima, di un adolescente che lotta per sovvertire i morbosi equilibri di una famiglia infelice. Un giovane autore dalla scrittura agile e peculiare capace di raccontare la paura e l'audacia di un ragazzo che, nel Sud passionale e violento delle periferie, ha il coraggio di diventare un uomo.


Recensione:
I lettori si dividono tra quelli che amano i romanzi lunghi, i cosiddetti mattoni, e quelli che preferiscono i romanzi snelli. Ai primi piace addentrarsi nelle storie con lentezza, conoscere i personaggi più nel profondo e con i preamboli emotivi; ai secondi, invece, piacciono le emozioni d'urto e la densità che è insita nell'essenzialità della trama e nella personalità dei personaggi. Come si può facilmente intuire, io appartengo alla seconda categoria dei lettori: i libri dalle poche pagine risaltano la capacità dell'autore di emozionare e di coinvolgere, secondo me. Amo i libri piccini e densi, quelli che in poco tempo ti fanno saltare un battito del cuore e che spesso ti accompagnano per sempre nella tua vita da lettore.
Durante il tragitto regolo l'uniformità del mio passo, cerco di far coincidere la punta della scarpa con l'estremità dei sampietrini: se ne oltrepasso uno, è un errore. Così allungo e accorcio la gamba, accelero o dilato il ritmo dei miei passi, resto in equilibrio su un piede il tempo necessario per capire dove mettere l'altro. Sono attento, tuttavia alla fine conto nove errori.
Vale lo stesso per la vita? Quanto è difficile non fare sbagli e quanto è facile farne pur restando vigili?
Uno di questi è Di niente e di nessuno di Dario Levantino, opera prima e di grande spessore dell'insegnante, che mi ha lasciato dentro una marea di emozioni contrastanti, di quelle che richiedono tempo per essere assorbite e poi assimilate, comprese e infine raccontate. Quando ripenso alla storia di Rosario penso al disincanto della vita, alla povertà che tiene per il collo questi personaggi così realistici, vittime di una vita prepotente e spesso complici della stessa se quella prepotenza viene fatta subire alle persone che popolano le propria quotidianità. Di niente e di nessuno è uno di quei romanzi che fanno sentire impotenti, come se avessimo le braccia fiacche lungo le gambe, rassegnati e disillusi. L'ingiustizia che opprime il giovane protagonista, Rosario, che ben presto deve fare l'adulto prendendosi delle serie responsabilità derivanti dagli errori di quelli che adulti dovrebbero essere. Allo stesso tempo, però, la vita va avanti e Rosario vi si adatta scoprendo l'amore, il sesso, la passione per il pallone e la violenza dei coetanei.
Era sua diritto mietere una sconfitta come quella, perché per guarire a un male bisogna per prima cosa farlo proprio, per poi espellerlo.
Di niente e di nessuno è un romanzo narrato in prima persona, dai periodi corti e dal lessico semplice. Non privo di dialoghi, questi hanno un'impronta dialettale che immerge il lettore ancora di più nell'atmosfera narrata e descritta. Mi ha colpito per come la brutalità della vita venga raccontata con delicatezza, per come le parole accarezzino l'infelicità e la rendano meno dolorosa. Quello di Dario Levantino è un romanzo breve che consiglio a chi legge libri per prendere confidenza con il mondo dalla prospettiva delle emozioni malinconiche e meste.
Da solo quel luogo era amputazione, la volta di legno fradicio era l'abbandono, il buio dolore.

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