Recensione: Ho taciuto di Mathieu Menegaux

Ho taciuto di Mathieu Menegaux è un romanzo da divorare in una seduta; prego, entrate nella mente di una donna disperata attaccata alle etichette che la società senza clemenza assegna ad ogni vita. Un romanzo capace di sconvolgere e di coinvolgere ai livelli massimi e che consiglio vivamente.

Ho taciuto di Mathieu Menegaux

Titolo: Ho taciuto
Autore: Mathieu Menegaux
Editore: Bompiani
Prezzo: €15.00
Data di uscita: 4 ottobre 2017

Trama:
Dall'isolamento della sua cella nel carcere femminile di Fresnes, Claire Beyle ripercorre la catena di eventi che l'hanno condotta fin lì: la storia di una donna vittima di un crimine odioso. Incapace di reagire di fronte all'orrore, Claire sceglie di portare da sola il proprio peso barricandosi dietro a un silenzio assordante e finendo per commettere l'irreparabile. Solo alla vigilia del verdetto decide finalmente di uscire dal suo mutismo e spiegare al marito Antoine e ai giudici il motivo per cui fino a quel momento ha taciuto.


Recensione:
Ci sono dei libri che sono un fiume in piena inarrestabile, libri che si divorano affamati di bellezza e di un epilogo che sia esattamente come ce lo aspettiamo. Una presunzione che può esserci fatale, se applicata nella vita reale, ma che nei libri, soprattutto quelli dalla prosa sublime, non fa che farci perdere la testa alla ricerca di quella falla che ha compromesso il tutto. È un po' quello che ho vissuto con il romanzo d'esordio di Mathieu Menegaux, un romanzo bellissimo che come un amore troppo intenso ed in una notte folle si consuma un po' brilli per l'abuso di emozioni troppo forti.
Ne Ho taciuto tutto è troppo forte: le emozioni, le tematiche e la scrittura che non ti aspetteresti da un esordio letterario, ma da un talento innato sì, quello sì. È forte anche quella protagonista, Claire, che sembra avere le spalle larghe per qualsiasi cosa, sembra poter affrontare qualsiasi cosa e da sola con la sua maschera di donna parigina, indipendente e della classe sociale giusta. La borghesia non esiste più come tutte le classi sociali, ma sembra essere un diletto per gli autori francesi distruggerla per dar senso ai loro personaggi ricchi ma infelici, che hanno tutto ma non l'indispensabile, che soffrono ma non lo ammettono neanche a loro stessi. Claire e il marito Antoine vorrebbero tanto avere un figlio che però non arriva, ed è così che se il secondo trova un equilibrio nella sua mancata virilità, la prima ne diventa ossessionata e si sente come una storpia in questa società dove se si arriva ai quarant'anni senza aver raggiunto il traguardo della maternità si è osservati con compassione, occhi che non fanno che accentuare quel senso di inadeguatezza.
Spiegare, sì, è così, è ora di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità.
Claire tiene duro per non sporcare la sua maschera di donna perfetta, anche quando viene aggredita nella notte e viene violata la sua intimità, anche quando viene stuprata e lei rimane impassibile ed attaccata alla vita con passività. Meglio portarci sulle spalle questo dolore dalle dimensioni epiche, piuttosto che essere etichettata come la donna stuprata, che vergogna, pensa quella sera Claire. E neanche una volta è tentata dal dire al marito della violenza subita, anche quando le notti diventano insonni e hanno l'aspetto di quegli occhi neri come la pece, gli stessi che la tortureranno in seguito e la porteranno a commettere un reato imperdonabile.
Ma lei ci prova, il giorno prima della sua sentenza definitiva in quella piccola cella in prigione; prova a farsi perdonare, decide di rompere quel silenzio che l'ha portata a quelle circostanze. Rimbomba quel silenzio, rimbomba sulle pareti di una coscienza lurida, sui pensieri insani di una donna che non voleva credere a nient'altro se non a quello che si raccontava lei stessa. Decide nell'oscurità, si autocondanna come colpevole e decide di punirsi.
Sofferenza uguale penitenza, supplizio uguale punizione, agonia uguale espiazione.
In un flusso di coscienza ininterrotto, leggiamo di una donna disperata che non voleva altro che proteggere quel poco di dignità rimastele. Leggiamo la mente di una donna da un autore che ha saputo calarsi nel ruolo in maniera impeccabile, e lo fa con trasporto, lo fa con cautela, lo fa in maniera chirurgica e precisa. Mathieu Menegaux è uno scrittore di talento la cui penna ha dell'eccellente e con Ho taciuto, romanzo che si fa leggere in pochissimo tempo senza volersi mai fermare, ci regala un epilogo che mai ci saremmo aspettati, capace di sconvolgerci e farci riflettere a lungo. Ho taciuto è un romanzo bellissimo che ha saputo darmi quello che Leila Slimani, anche lei autrice francese che denuncia e distrugge una borghesia antiquata quanto reale, non ha saputo darmi.

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