Recensione: Final Girls: Le sopravvissute di Riley Sager

Trovare un bel thriller è dura per me, ed è ancora più dura quando me ne capita tra le mani uno che aveva tutti gli ingredienti giusti per esserlo ma le dosi sono sbagliate: Final Girls: le sopravvissute si salva, ma Riley Sager non ha sfruttato tutto il potenziale che aveva.


Titolo: Final Girls: Le sopravvissute
Autore: Riley Sager
Editore: Giunti Editore
Prezzo: €17.90
Data di uscita: 5 luglio 2017

Sinossi:
Si chiamano Quincy, Samantha e Lisa. Tre ragazze molto diverse, che hanno una sola cosa in comune: sono le uniche sopravvissute a tre orribili massacri. Non si sono mai incontrate, ma la stampa le ha riunite sotto lo stesso nome: Final Girls. 
Sono passati dieci anni da quel weekend a Pine Cottage, dove Quincy e i suoi amici avrebbero festeggiato il compleanno di Janelle. Finché la vacanza non si è trasformata in un film horror: un uomo fa irruzione nella baita e ammazza tutti i presenti. Tutti tranne Quincy, che con il vestito rosso di sangue riesce miracolosamente a fuggire tra gli alberi, incrociando i fari dell’auto di un poliziotto.
Adesso Quincy ha una vita normale, un fidanzato, un blog di cucina, ma soffre ancora di attacchi di panico e non ricorda quasi niente di quella notte, nemmeno la faccia del killer. Samantha invece si è nascosta chissà dove per sfuggire alla pressione dei media, mentre Lisa, vivace e brillante, ha scritto un libro, e la sua faccia compare su tutti i social. 
Così, quando la ragazza viene ritrovata con le vene tagliate, Quincy non può credere che si sia uccisa. E i dubbi aumentano quando alla sua porta ricompare all’improvviso Samantha: a cosa mira e cosa ha fatto in tutto questo tempo? Può veramente fidarsi di lei? Adesso sono rimaste soltanto in due, e qualcuno sembra intenzionato a portare a termine ciò che ha iniziato molto tempo prima... 
Una suspense crescente. Tre protagoniste che non sempre dicono la verità. Un thriller in cui non ci si può fidare davvero di nessuno.


Recensione:
Sarà che io e il thriller non abbiamo mai legato, sarà che sono troppo pignola se mi si scrive determinate cose nelle fascette dei libri, sarà colpa anche delle mie sempre e altissime aspettative sul genere, ma io nelle storie che gli appartengono trovo sempre qualche difetto e ne esco quasi sempre non pienamente soddisfatta. Vorrei poter dire che Final Girls si è salvato, dato che si è toccato addirittura Stephen King, ma non è così.
Magari è la trama che sembra gridare al thriller dell'anno, ma non esiste traccia narrativa che possa sopravvivere alla noia e al trascinarsi lento e pesante delle pagine. Se poi ci metti anche una protagonista sveglia quanto una bambola di pezza, e magari anche antipatica, allora il gioco è fatto e il libro parte male. Una posizione di svantaggio che ha continuato a persistere per tutte le prime trecento pagine in cui ho letto di Quincy che vive in bilico tra presente e passato nel suo lussuoso appartamento che condivide con un fidanzato perfetto mentre fa cupcakes perfetti nella sua cucina perfetta. Tutto perfetto, anche la recita messa in atto dalla protagonista mentre si butta giù in gola la sua dose di Xanax quotidiana. Ma nessuna recita resiste abbastanza bene e a lungo alle bugie e ben presto se ne accumuleranno talmente tante da arrivare ad un punto di rottura dove il passato e i flashback di Quincy si fanno più ricorrenti e più dettagliati. Che è successo quella notte a Pine Cottage? Perché è sopravvissuta solamente lei? Che fine hanno fatto le altre Final Girls, le ragazze sopravvissute dai massacri americani più famosi?
Domande su domande che sembrano risvegliare una Quincy battagliera e forte mentre la storia, dopo ben trecento pagine piatte che mi sono trascinata dietro per giorni, si fa più interessante e più coinvolgente; il ritmo accelera, le menzogne vengono a galla, gli indizi sono più chiari e la verità si fa più vicina.

Ma sebbene le ultime pagine mi abbiano tolto il sonno e fatto divorare il libro in maniera frenetica, io non perdono Riley Sager per non aver sfruttato il suo potenziale narrativo. Perché il confronto tra inizio e fine è inevitabile e mi chiedo perché l'autore americano, nascosto sotto ad uno pseudonimo, non abbia preferito un coinvolgimento più graduale, perché anche la narrazione adrenalinica non fosse stata in crescendo, perché le sue doti nel raccontare il macabro e raccapricciante non fossero state usate di più e fosse dato solo un assaggio degli stessi, i quali avrebbero potuto essere un grande punto a favore del romanzo.
E dunque è per questi motivi che Final Girls: Le sopravvissute si salva ma senza troppe lodi, perché c'era troppo potenziale che non è stato sfruttato abbastanza.

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