Recensione: Un luogo a cui tornare di Fioly Bocca

Leggere Fioly Bocca è come tornare a casa dopo un lungo viaggio o dopo una lunga fuga: Un luogo a cui tornare parla di cambiamenti, di svolte e di come l'amore, in qualsiasi delle sue numerose sfumature,  sia spesso l'unica chiave per essere felici e per prendere in mano la propria vita. Leggere l'ultimo libro dell'autrice piemontese è stato come tornare a casa.

Un luogo a cui tornare di Fioly Bocca

Titolo: Un luogo a cui tornare
Autore: Fioly Bocca
Editore: Giunti Editore
Prezzo: €12.90
Data di uscita: 21 giugno 2017

Sinossi:
"Sempre così, ogni volta la stessa storia" pensa con rabbia Argea mentre guida veloce per le strade battute da una pioggia torrenziale. Le lacrime che le offuscano la vista, la musica alta, il movimento ipnotico dei tergicristalli. Poi, all'improvviso, una sagoma scura le si para davanti. Argea si risveglia in ospedale, accanto a lei c'è Gualtiero, il suo fidanzato, lo stesso che quella sera le ha dato buca per l'ennesima volta. Via via che la mente si snebbia, si fanno largo i sensi di colpa: ha investito un passante? Lo ha travolto con la sua auto? Solo qualche stanza più in là, nel reparto di terapia intensiva, Zeligo è in coma. Le uniche cose che ha con sé sono una carta di identità scaduta e la foto di un bambino. L'ispettore dice che si tratta di un rifugiato bosniaco, un senzatetto, probabilmente ubriaco. Nessuno viene mai a trovarlo. Spinta dai rimorsi e dall'inquietudine per una vita che non la soddisfa del tutto, Argea comincia a fare visita a Zeligo e, quando l'uomo finalmente si risveglia, scopre la sua straziante storia. È così che viene a contatto con un mondo sommerso, doloroso ma anche libero da ogni vincolo, che la attrae e la spaventa al tempo stesso. Determinata ad aiutare Zeligo, Argea non sa ancora che, proprio come hanno predetto i tarocchi, grazie a questo incontro tutto nella sua vita è destinato a cambiare.


Recensione:
Conosciuta col suo esordio Ovunque tu sia, Filoy Bocca mi ha conquistata con il suo modo di raccontare il dolore più profondo, quello della perdita. Con la sue seconda creatura, L'emozione in ogni passo, ha raccontato la riscoperta di se stessi e con il suo ultimo romanzo, arrivato il 21 giugno nelle libreria, Fioly Bocca esaudisce un mio desiderio perché mi mancava quella narrazione delicata senza essere mai superficiale, ma anzi, che scava dentro il lettore e lo porta ad un cambiamento che parte dalla sua parte più sensibile. Fioly Bocca mi piace perché racconta di tutti noi, delle nostre paure, delle nostre gioie, dei nostri sogni, del nostro essere più umano; e lo fa come sempre, con quella sua penna che sembra una spalla su cui appoggiare la testa quando si è sconfortati, quell'abbraccio liberatorio quando ci sentiamo sopraffatti, quella mano che ci stringe quando non vogliamo stare da soli. Fioly Bocca racconta di ognuno di noi, di lei, di me, di te; lei semplicemente ci racconta, senza badare troppo ad una scaletta vincolante, ad una trama trascinante e piena di ritmo, racconta il cambiamento. I cambiamenti, improvvisi, rapidi oppure no, vengono comunque vissuti con calma perché devono essere metabolizzati e poi adattati al vecchio mescolato al nuovo.

I cambiamenti spesso iniziano con un botto, come quello di Argea, la protagonista di Un luogo a cui tornare, che in quella notte confusa e salata di lacrime fa inciampare il suo destino addosso a quello di Zeligo. Due anime così diverse ma così complementari da trovare l'un nell'altra la consolazione ai dolori della vita, il sollievo di fronte alle sottrazioni di questa. Zeligo convive con una vita letteralmente ai margini della strada, senza più forze per riprendersi ciò che gli apparteneva perché schiavizzato al passato e ai suoi ricordi che sono un balsamo a quelle emozioni distruttive che gli si scatenano nel petto. Argea, invece, nella sua indipendenza di donna lavoratrice e nelle sue pratiche yoghiche non trova pace perché anche lei vive una specie di soggezione per il suo desidero di maternità. Zeligo, il suo essere ottimista nonostante tutto ed il suo essere un poeta di strada, aiuteranno Argea nel prendere consapevolezza di quello che veramente vuole nella vita; al contrario Zeligo troverà nell'amica un incitamento a ripartire da capo, a reagire e ad agire in prima persona invece di rimanere in disparte e sofferente. Una coppia che nella Torino, prima gelida e anonima, sembreranno dei pazzi ubriachi di gioia di vivere o forse di sola volontà di alleviare i dolori diurni in una serata nebbiosa; una coppia che nella Torino afosa imparano a lottare per se stessi e da soli dopo aver chiesto e accettato l'aiuto reciproco.

Quanta vita, fuori da qui.

Un luogo a cui tornare porta l'inconfondibile penna di Fioly Bocca, che ho iniziato ad amare proprio per questa sua immensa delicatezza nel raccontare la vita nella sua parte più malleabile e sfumata, e lei lo fa con grazia, con una prosa carezzevole e facilmente cedevole. Una scrittura che non è dotata di forza, che non si aggrappa alla pelle e non graffia il cuore, ma che nella sua prevedibilità dà sicurezza perché sinuosa e colma di tenerezza.
Le storie che racconta l'autrice piemontese raccontano molto di lei, del suo essere così in simbiosi con la natura del suo Monferrato, del suo essere mamma, dei suoi bimbi che si arrampicano sugli alberi e danno da mangiare alle caprette; Fioly Bocca racconta delle piccole cose per cui vale la pena vivere, nonostante tutto, dopo tutto, a maggior ragione. Leggere Un luogo a cui tornare è stato un po' come tornare a casa, un luogo in cui si torna solo dopo essercene separati a lungo e dopo aver compreso quanto si è dato per scontato.

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