Recensione: La fragilità delle certezze di Raffaella Silvestri

Buongiorno, amanti della lettura!
Oggi vi propongo la mia opinione sul raffinato e bellissimo La fragilità delle certezze di Raffaella Silvestri.


Titolo: La fragilità delle certezze
Editore: Garzanti Libri
Prezzo: €16.90
Data uscita: 23 febbraio 2017


Trama:
Milano. Anna ha trent’anni e da sempre si sente fuori posto. Fuori posto al liceo e all’università che ha frequentato. Fuori posto nella sua famiglia, dove l’hanno sempre fatta sentire ingrata e inadeguata. Fuori posto nella sua relazione con un uomo più vecchio di lei, Valerio, il suo professore di teatro e attore famoso che si fa vivo solo quando vuole lui. Fuori posto a Milano, la città dei vincenti. Fuori posto anche con sé stessa, come se niente potesse cancellare un evento che ha segnato la sua adolescenza. Eppure, nonostante le sue insicurezze e le sue paure, Anna è tenace nell’andare avanti ed è riuscita ad avviare una startup di successo. Teo è il socio di Anna, un trentenne che sembra aver avuto tutto dalla vita e che ha deciso di scommettere sul suo futuro. Dopo la laurea in Bocconi e una carriera rampante, Teo ha abbandonato il pensiero muscolare al quale era stato addestrato nell’azienda in cui ha lavorato. Tra loro nasce qualcosa di impalpabile, che serpeggia nell’elettricità che pervade ogni loro conversazione. Sono divisi da quella che sembra una differenza inconciliabile, eppure devono affrontare insieme le difficoltà quando la loro startup viene travolta da un tracollo finanziario. E la loro personale battaglia si intreccia indissolubilmente alla storia italiana che, dopo aver promesso una crescita culturale, sociale ed economica che non ci sarebbe mai stata, ha dato tantissimo a una generazione, ma ha tolto tutto a un’altra. Il passato e il futuro sono le due forze che spingono Anna e Teo ora verso la rassegnazione, ora verso quella pericolosa parola che è «speranza». La speranza di due anime tradite che nonostante tutto combattono.


Recensione:
Un ossimoro sulla copertina, come poteva non affascinare una come me che i libri li sceglie in base al titolo? Eppure ero titubante, vuoi perché io i trenta non li ho ancora compiuti, vuoi perché non volevo guardare in faccia al mio futuro, non sapevo se dare un'occasione al secondo romanzo di Raffaella Silvestri. Alla fine ho ceduto, perché è l'unica cosa che si fa per darsi pace nella letteratura: abbandonarsi alla tentazione. E, alla fine, il libro di questa talentuosa autrice italiana mi è entrato nel cuore con la prima pagina, e me ne ha rubato un pezzo con l'ultima.
Letto lentamente, perché condensato del male di vivere di una generazione abbandonata a se stessa, La fragilità delle certezze pare proprio una denuncia di una società che ormai conosce solo quel modo di vivere. Tutti quei giovani che dovevano essere il riscatto dei genitori, reduci da un mare di sacrifici per garantirsi una vita da benestanti; tutti quei giovani che sono degli investimenti che devono portare a dei ritorni, tutti quei giovani che scelgono i loro percorsi di studi pensando in termini economici: scegliere l'università che in poco tempo, dopo essersi laureati, possa rimborsare le spese sostenute. Non importa se si diventa degli squali, come Teo, che lui non affronta il problema, affronta i temi: una cosa forse insegnatoli alla Harlington, forse per non creare il panico nei clienti, forse perché davvero ha tutto sotto controllo. Non importa neanche se Anna a trent'anni conosce una dipendenza che forse è meglio del panico della vita.

D'altra parte, proprio ai tempi in cui questi figli facevano l'università - avendo più o meno assorbito e ascoltato i suggerimenti dei genitori - era scoppiata la crisi economica più grande di sempre, più grande ancora ancora d quanto loro ai tempi potessero comprendere o immaginare.None era scoppiata, veramente, perché non c'era stato nessun botto, nessun rumore eclatante. Si era più che altro diffusa, come un contagio, sotto forma di immobilismo, di crescita zero, di incertezza. Le lauree utili poco tempo dopo, avrebbero perso la loro garanzia di utilità.

Si tratta di esistenze giovani, esistenze che dovrebbero conoscere solo la gioia e la luce dei sogni, la serenità di avere delle speranze che non assomiglino a delle illusioni. Si tratta dei giovani italiani dimenticati dallo Stato, si tratta del futuro dello stesso, senza radici, disorientato, che conosce solo la precarietà. La precarietà nel lavoro, la precarietà causata da un presente dove la stabilità sembra un vocabolo ormai privo di senso. Lo sa bene Anna, bella ma trascurata, che da anni è vincolata da Valerio che i suoi anni non li ha più, ma che rimane ancorato alla protagonista e come una sanguisuga si ciba della sua giovinezza, lui che ormai la sua vita l'ha già fatta. E lei, incapace di reagire perché ogni reazione è priva di eco, cade nel vuoto di una società e di un governo sordi.

E ad un tratto le pare di non aver mai desiderato davvero niente di diverso nella vita, se non di essere lasciata in pace, dagli altri, dagli obblighi, dalle responsabilità di crearsi un futuro da persona adulta: un futuro stabile, indipendente, fatto di lavoro e di fatica e di giusto guadagno come era già il presente dei suoi genitori. Da quanto tempo sentiva questa pressione? Quand'è cominciata? Le pareva di averla avuta addosso da sempre.

La fragilità delle certezze è un romanzo corale che alterna passato e presente, dove questi solo alla fine sembreranno incrociati in maniera indissolubile; un romanzo con poca trama ma che è un viaggio nell'essere di Anna, Teo e Valerio. La fragilità delle certezze, scritto in modo così elegante e sofisticato, non per tutti e che richiede attenzione e concentrazione, è un libro introspettivo che nel mio caso ha superato le aspettative regalandomi delle pagine intrise di emozioni che, anche se sono ancora lontana dagli enta, mi sono familiari e la consapevolezza di questo mi ha resa malinconica, come se non ci fosse un futuro diverso e migliore, come se le certezze fossero davvero frangibili. Ma una volta chiuso il libro e aver fatto decantare qualche ora ho invece realizzato che la vita va avanti, l'importante è non perdersi dentro se stessi, liberarsi di tutti quei pesi che condizionano la nostra visione apocalittica di futuro, l'importante è non farsi succhiare via la vitalità e i sogni. Soprattutto loro, i sogni.

Come se il mondo fosse fatto di tormentatori e lei dovesse scansarsi, sopravvivere, sopportare, reagire. Fatica. Energia.

Commenti

  1. Mi interessa un sacco questo romanzo ma non so se leggerlo, come te sono titubante, non vorrei buttarmi giuù..forse ci farò un pensierino dopo la fine degli esami universitari ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Assolutamente sì, quando sei tranquilla e riposata mentalmente :)

      Elimina

Posta un commento