Recensione: Nessuno scompare davvero di Catherine Lacey

Buongiorno, amanti della lettura.
Oggi vi propongo la mia recensione su un libro per cui avevo altissime aspettative, tutte deluse; anche se devo ammettere la bellezza della penna di Catherine Lacey.


Titolo: Nessuno scompare davvero
Autore: Catherine Lacey
Editore: Edizioni Sur
Data di uscita: 11 febbraio 2016
Prezzo: €16.50

Trama:
Elyria, ventotto anni, ha un lavoro stabile e un marito a New York: ma un giorno, senza dare spiegazioni, molla tutto e parte con un volo di sola andata per la Nuova Zelanda. Passerà mesi a vagare in autostop fra le campagne di quel paese sconosciuto, incrociando le vite di altre persone e tentando di dare un po'di pace alla sua. Scopriamo che Elyria ha un passato difficile (una madre alcolizzata, una sorella adottiva suicida, allieva del professore che è poi diventato suo marito), ma la fuga non è causata da crimini o violenze: nasce da un malessere esistenziale tanto profondo quanto difficile da definire; e il romanzo è, di fatto, un viaggio nella mente della narratrice, capace di osservazioni acutissime sul mondo, ma anche preda di improvvisi squilibri; dentro di lei, dice, si muove un bufalo riottoso che non riesce a placare.


Recensione:

La sottile crepa sul soffitto mi faceva pensare alle ossa e alle colonne vertebrali, e al fatto che prima o poi cedono, e a quello che succede al corpo quando il tempo lo spezza [...]

Un lavoro stabile, un marito apprensivo, una casa nella New York più benestante ma un malessere interiore che le dilania l'anima, Per questo Elyria fugge via dall'altra parte del mondo accettando un invito di cortesia da uno sconosciuto e intraprendendo un viaggio on the road nella Nuova Zelanda piena di mistero e di magia antica. Un viaggio che la metterà in contatto con la natura e l'abbandono che le trasmette, che le fa incontrare tante donne diverse e tutte con la raccomandazione di stare alla larga dagli uomini squartatori e stupratori. Cosa che Elyria ignora e si fa caricare in macchina anche da quelli che hanno proprio l'aspetto di essere dei criminali; perché Elyria è così come l'ho percepita io: è indifferente verso la vita. Quello che inizialmente sembrava un viaggio per ritrovare se stessa e un nuovo inizio, sembra un viaggio alla ricerca di una fine. Tutto quel vagabondare per una paese sconosciuto e farsi portare dalla corrente della vita, tutto quel vivere alla giornata e tutti quei pensieri senza capo né coda sembrano solo un suicidio.

Io ero il tipo di persona (o lo eravamo entrambi, e forse lo siamo tuttora) che non riesce mai a sottrarsi davvero ai propri lutti, il tipo di persona che non ha capito come funziona quel trucco che a molti altri sembra venire facile: come far scomparire il senso della perdita, come sbrogliarselo dalla testa.

Come biasimarla, del resto, con una madre la cui presenza è inutile e un padre la cui assenza invece è ignorata. Come biasimarla se non ha mai superato la morte della sorella adottiva suicida. Come biasimarla se la disperazione l'ha portata ad attaccarsi all'unica cosa che le rimane di lei, il suo professore, e a sposarlo. E forse un matrimonio di cui avevano bisogno entrambi per seguire uno schema che la società impone di seguire, un matrimonio infelice in cui lui viene accusato di essere ossessivo nei confronti di lei e lei che pare una perversa emotiva.
E invece io la biasimo sì, Elyria: la sua vita apatica, il suo stare di fronte a lei con le braccia molli lungo il corpo, lo sguardo perso e una mente che non smette di pensare e che alla lunga inizia ad essere irritante. Pensieri che si rivolgono ad una madre alcolizzata, ad una sorella che si sentiva amputata dalla madre biologica, ad un marito che sembra reprimere odio e manifestarlo nella maniera poi più crudele, ma mai al suicidio. Elyria non pensa mai al suicidio, ma tutto quello che fa in Nuova Zelanda sembra che lo faccia per togliersi la vita o aspettare la morte, perché del resto e con la sua concezione di vita mai avrebbe il coraggio di farlo. Perché per Elyria la sorella Ruby è il dolore dell'arto fantasma.

Non volevo desiderare nulla. Non volevo amare nulla. Non ero una persona, ero solo un indizio di me stessa.

Nessuno scompare davvero mi ha inizialmente conquistata per il titolo e per le prime pagine che ho trovato affascinanti, ma con il loro scorrere sono diventate ripetitive e i pensieri della protagonista erano sconclusionati e girare continuamente intorno ad una vita ingiusta e priva di senso. Elyria è uno di quei personaggi che trovo insopportabili perché passivi e perché è l'esempio meno affascinante del male di vivere. Tanto che spesso l'ho trovato pesante in alcuni passaggi e delle volte addirittura noioso. Il romanzo di Catherine Lacey comincia bene, ma poi abusa della narrazione introspettiva facendo diventare la lettura difficile e lasciando con tantissimi interrogativi, tanti che il finale aperto è poco opportuno e solo un fastidio per il lettore.
Nessuno scompare davvero è stato giudicato come uno dei migliori libri dell'anno dal New Yorker, dall'Huffington Post e da Vanity Fair, tutte testate di grande rilevanza che hanno alzato le mie aspettative alle stelle, ma che sono state tutte deluse. Tuttavia devo riconoscere la bellezza della penna dell'autrice e che vorrei rincontrare in futuro e in un'opera meno cervellotica.

C'era solo una cosa concreta nella mia testa: una scialuppa di salvataggio in un mare dove non era rimasto nessuno da soccorrere.

Commenti

  1. Questi personaggi così apatici e passivi sono quelli che sopporto meno :| per stavolta passo.

    Comunque bella recensione :)

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    1. Anche io, guarda. Poi lei è così irritante con i suoi pensieri senza una conclusione :)
      Grazie! <3

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  2. Non posso che concordare appieno sull'irritazione generata dalla protagonista! Un personaggio che ho odiato e che mi ha reso la lettura davvero difficile. Sulla tematica del suicidio e del rapporto tra sorelle, ti consiglio invece "I miei piccoli dispiaceri"... un libro triste, sì, ma allo stesso tempo meraviglioso e ironico (sul mio blog trovi anche la recensione! ;) ).
    Ciao, Serena

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    1. Esatto, ho continuato a sperare che lei reagisse, anche se poco, ma niente.
      Ma lo sai che è da tantissimo tempo che lo desidero leggere? *-* Grazie per avermelo ricordato!

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  3. Eccomi! Io avevo scritto solo un breve pensiero su questo libro, non mi andava di spendere troppe energie. Tu invece hai scandagliato perfettamente il romanzo in tutte le sue parti, solo che a me Elirya non ha provocato irritazione, ma tanta tristezza. Ciò che mi aspettavo dal romanzo era la voglia di una donna di ritrovare sé stessa intraprendendo un viaggio introspettivo che la conducesse ad una nuova vita, non ad un ritorno rassegnato a quella precedente. Ha intrapreso un viaggio inutile creandosi ancor più problemi.
    Purtroppo come te non ho trovato ciò che cercavo.
    Siamo d'accordo anche sul dire che la penna abile e profonda non si discute.
    Ciao e buona lettura.

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    1. Esattamente, Cuore, un lungo andare per tornare al punto di partenza. Come per dire che non c'è salvezza, ecco.
      E' un vero peccato, in questo senso, ma speriamo in bene per qualche prossima opera :)

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  4. Ciao Siham! Bellissima recensione, io avevo già inserito il libro in wishlist e sono ancora un po incuriosita nonostante il pessimo carattere della protagonista :3

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    1. Leggilo comunque, Federica. Sarei curiosa di conoscere anche il tuo parere, con o senza il caratteraccio della protagonista :P

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