Recensione: L'ultima settimana di settembre di Lorenzo Licalzi

Buongiorno, amanti della lettura.
Oggi vi propongo la mia opinione su L'ultima settimana di settembre, di Lorenzo Licalzi, che è tra i sei finalisti per il premio Bancarella 2016. Domenica 17 luglio sapremo chi è il vincitore, ma intanto vi dico perché non dovrebbe essere il romanzo di Licalzi.


Titolo: L'ultima settimana di settembre
Autore: Lorenzo Licalzi
Editore: Rizzoli
Data di uscita: 28 agosto 2015
Prezzo: €18.00

Trama:
Pietro Rinaldi ha ottant’anni e vuole essere lasciato in pace. Ormai è convinto che la sua vita sia arrivata al capolinea e, mentre mangia penne all’arrabbiata, riflette su quanto i libri siano meglio delle persone. Se già fatica a sopportare se stesso, figuriamoci gli altri! Non ha proprio intenzione di avere a che fare con l’umanità… fino a quando, un giorno, nel suo mondo irrompe Diego, il nipotino quindicenne. Lui ha l’entusiasmo degli adolescenti e la forza di chi non si lascia abbattere dagli eventi, neanche da quelli più terribili, e non ha paura di zittire i malumori del nonno. Da Genova partono in direzione di Roma, a bordo di una Citroën DS Pallas decapottabile su cui sembra di volare. Sul sedile posteriore c’è Sid, l’enorme incrocio tra un San Bernardo e un Terranova – vera e propria calamità. Ed è così che un viaggio di sola andata si trasforma in un’avventura on the road, piena di deviazioni e ripensamenti, vecchi amori e nuove gioie. Perché è proprio quando credi di aver visto tutto che scopri quanto la vita riesca ancora a sorprenderti.
L’ultima settimana di settembre è il racconto esilarante e commovente del viaggio di un nonno e un nipote alla ricerca di se stessi. È una storia che, senza giri di parole, scava nei sentimenti più profondi e ci porta di fronte alle emozioni più vere, quelle che richiedono una buona dose di coraggio per essere affrontate ma rimangono impresse indelebili dentro di noi.


Recensione:
Avete presente quella sensazione che abbiamo noi lettori; quella di leggere qualcosa che abbiamo già letto in passato? Sì, quella. Che fastidio.
L'ultima settimana di settembre, in questo senso, comincia proprio male. Inizialmente ho pensato che Cesare Annunziata de La tentazione di essere felici, di Lorenzo Marone, si fosse intrufolato in questo romanzo. Pure il nome degli autori è uguale, ma questa è coincidenza, ne sono sicura.

Se vivi perdi le persone che ami, se muori loro perdono te. La vita è crudele, l'unica fortuna che hai è quella di accorgertene tardi e così, se proprio non sei un imbecille, riesci ogni tanto a essere felice.

Pietro Rinaldi è scorbutico, antipatico, con gli aculei, e pronto a pungere per non essere punto. Pietro è stanco, tutto qui. E' stanco di vivere. Per questo è deciso a porre fine alla sua vita l'ultima settimana di settembre, perché una morte in questo periodo, in bilico tra estate e autunno, è poetica. Quando il tramonto è di una bellezza unica, l'odore che si sente non è più quello della pelle al sole, il settembre degli scrittori, il settembre degli inizi. Poco conta se la figlia Barbara e il nipote Diego soffriranno, ormai è deciso e nessuno può fargli cambiare idea. A meno che il destino non si metta di impegno per intralciarlo.

Fare una cosa per l'ultima volta, sapendolo prima, ha un non so che di epico. Ogni gesto acquista una valore speciale.

Dalla notte al giorno Pietro si trova da solo in casa, in un angolo, con il telefono in una mano, a sentire uno sconosciuto che gli dice, in poche parole, che la sua vita sta per essere cambiata con la stessa velocità con cui noi rivoltiamo il calzino. Che seccatura per Pietro, che deve rimandare la data del suo suicidio. Tanto vale togliersi il sassolino subito dalla scarpa e partire per un viaggio on the road con il nipote e il suo cagnone Sid.
Partenza dalla bella Genova all'altrettanto bella Roma in sella all'auto della felicità. Pietro e Diego allora, in silenzio inizialmente, faranno un sacco di incontri e rincontri. A Diego torna il sorriso sulle labbra, a Pietro sembra di star sviluppando una coscienza. Un viaggio il loro che sembra dire addio, ma che sembra dire anche buongiorno. Un viaggio di una vita, per tante vite.

Da vecchi anche i sogni perdono la memoria.

Il romanzo di Licalzi sembra avere le carte in tavola per farsi piacere come tanto è piaciuto La tentazione di essere felici del collega scrittore, ma purtroppo si tratta di una mano non vincente. La storia, che ha del potenziale, perde totalmente d'idea nel modo in cui viene sviluppata. Troppo lenta, troppo noiosa e con un personaggio di cui impariamo a conoscere solo l'egocentrismo, il quale incarna palesemente e fastidiosamente tutte le idee e le opinioni personali dello scrittore. Licalzi ha trasferito tutte queste sul suo personaggio, facendolo tenere a debita distanza dal lettore. Io proprio non l'ho sopportato: pagine e pagine sulle sue convinzioni che, prese a parte e a pillole di aforismi possono anche essere interessanti, ma inserite in determinati contesti e allontanandoli dalla storia che invece deve stare al centro dell'attenzione, non il suo protagonista, fa solo irritare una lettrice come me. Nessun coinvolgimento, nessun piacere durante lettura, solo irritazione per un'idea non sfruttata al meglio e tematiche quasi snobbate. L'ultima settimana di settembre è un libro che sconsiglio.

Tanta felicità a dieci metri da me, e questa tristezza irrimediabilmente dentro.

Commenti

  1. Gli anziani on the road non li trovo molto simpatici, quindi starò alla larga. Ciao!

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  2. Io non ho letto "La tentazione di essere felici", ma già solo leggendo la trama del libro di Licalzi mi è venuto in mente Cesare Annunziata! Pessimo tempismo direi..

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