Recensione: Ti prendo e ti porto via di Niccolò Ammaniti

Buongiorno, amanti della lettura.
Oggi vi propongo la mio opinione non entusiastica riguardo l'ormai classico moderno italiano, Ti prendo e ti porto via, dell'amatissimo Niccolò Ammaniti.


Titolo: Ti prendo e ti porto via
Autore: Niccolò Ammaniti
Editore: Mondadori

Trama:
A Ischiano Scalo il mare c'è ma non si vede. In questa periferica maremma di paludi e zanzare, di bar e casette affacciate sul nulla di una strada provinciale si svolgono due storie d'amore. Pietro e Gloria sono due ragazzini. Lei è figlia di un direttore di banca, è sveglia, bella e sicura di sé. Lui è figlio di un pastore psicopatico, è introverso, sognatore, e la vittima preferita dei bulli del paese. Graziano Biglia è tornato a Ischiano, con la sua fama di chitarrista sciupafemmine e il cuore spezzato da una cubista. Qui conosce la professoressa Flora Palmieri, una donna sola e misteriosa che ha rinunciato alla propria vita per prendersi cura della madre. E tra i due, in apparenza lontani come i pianeti di due galassie, nasce un'attrazione. Una folla di creature strambe e grottesche si muove attorno ai protagonisti, come nella scia di un vento elettrico e vorticoso.


Recensione:
Ci sono quegli autori che sono considerati dei must, quelli che se ci mettiamo un attimo a riflettere, sappiamo che tra un bel po' di tempo e di compleanni, diventeranno dei classici. I classici raccontano la vita di tutti noi, della società, in ogni tempo e luogo. I classici rappresentano la società.

Qui non c'è da divertirsi, non ci sono case da affittare, non ci sono alberghi con piscina e aria condizionata, non c'è un lungomare su cui passeggiare, non ci sono locali dove andare a bere la sera, qui d'estate la pianura si infuoca come una graticola e d'inverno ci soffia un ventaccio che taglia le orecchie.

Esiste qualcos'altro di più vero de Ti prendo e ti porto via? Un romanzo che sembra essere stato scritto per strada per la gente di strada, raccogliendo la vita di strada. Camminiamo per il marciapiede semi distrutto e vediamo Gloria, la bellissima ragazzina figlia del banchiere, determinata e decisa. Quel genere di ragazzina che sai che ogni volta che cadrà si rialzerà con il sorriso, più forte di prima, niente può distruggerla, sempre in marcia.
Accanto a lei c'è lui, Pietro. Un ragazzino impacciato, timido, introverso, figlio di un pastore violento e di una madre caduta in depressione. Un sognatore, uno che sogna di fare il liceo e poi l'università, allontanarsi dalla miseria e dalla sua famiglia, sempre accanto a Gloria che sarà sempre il suo primo amore.

Era come un cespuglio di rose canine nato spontaneo fra i sassi di una pietraia e cresciuto senza che nessuno se ne prendesse cura, senza un giardiniere che lo annaffiasse, lo fertilizzazze e lo cospargesse di antiparassitari.

Al bar c'è Graziano, con i suoi lunghi capelli sciupati e i suoi quarant'anni portati come se fossero dei venti, tanto da sembrare patetico, tanto che noi che stiamo camminando in quella via e lo vediamo penseremmo "cresci un po', sistemati". E' che Graziano vorrebbe farlo, vorrebbe trovare la donna della sua vita, aprire la jeanseria e fare dei figli. Lo vorrebbe, davvero, però è a quel bar perché il primo passo è andato male: la donna con cui voleva sistemarsi aveva altre ambizioni e lo ha lasciato.

Un dolore diffuso lo afferrò allo stomaco e gli fece spalancare la bocca e tirare un sospiro faticoso. Si sentì debole e moscio e abbattuto e senza una lira e con le mani bucate. In poche parole, un fallito.

Sta passando una Y10. La riconosciamo, è la professoressa Flora che torna a casa ad accudire la madre attaccata alla vita come una cozza allo scoglio, anche se forse vita non è. Sempre così trasandata e trascurata, così intimidita dal suo stesso corpo e da quello che scatena, la reietta di Ischiano Scalo sempre sul punto di crollare, di scuotere le mura di casa con un urlo lacerante, sempre così infelice nella sua vita abitudinaria ma inconsapevole di esserlo.


Un venticello, un desiderio di vento, smuoveva un poco l'aria arroventata. Si annunciava una notte di sonni difficili. Afosa. Stellata.

Che cosa hanno in comune tutti questi personaggi? Tutti quanti, almeno una volta, si sono affacciati al destino degli altri. Personaggi che, per carità, ben definiti tanto che sembra di conoscerli da una vita, come tutte le persone comuni e di strada. Eppure, non sono proprio riuscita a entrare in empatia con loro. Perché alla fine, se ci penso, non leghiamo mai davvero con le persone che conosciamo per strada; ci unisce l'educazione, sappiamo tutto l'uno dell'altro per sentito dire, ma c'è sempre una distanza emotiva che viene mantenuta. Empatia zero, quindi, con questi personaggi di Ammaniti così verghiani con cui, forse, anche se volessimo legare non potremmo perché sappiamo che sarà effimero. Personaggi come quelli di Ammaniti sono destinati a soffrire e ad essere infelici, a non vedere mai un raggio di felicità, a essere puniti ingiustamente. Ecco qua, l'ingiustizia regna in Ti prendo e ti porto via, e il lettore neanche si indegna, si rassegna e aspetta un finale che sarà tutto tranne che lieto.

Nessuno lo avrebbe mai scoperto.
E un pensiero da adulto, da chi ha esperienza e non da ragazzino, gli attraversò il cervello.
La cosa, si disse, sarebbe passata perché nella vita le cose passano sempre, come in un fiume. Anche le più difficili che ti sembra impossibile superare le superi, e in un attimo te le trovi dietri alle spalle e devi andare avanti.
Ti aspettano cose nuove.

Ti prendo e ti porto via prende la polvere sul mio scaffale da tanti anni, perché iniziato più volte e mai finito, perché le aspettative nonostante tutto non sono mai scemate. Tutte deluse, finalmente. Posso mettermi l'anima in pace e dire che Ammaniti potrà anche essere uno dei futuri "classici" della nostra letteratura, e potrò anche sembrare un'eretica a dirlo, ma a me non piace proprio. Non mi piacciono i suoi personaggi, non mi piace il suo stile così prolisso, così introspettivo tanto da far sentire il lettore a disagio nella testa dei personaggi. Penso che io e Ammaniti non ci rincontreremo molto presto. Quindi vado via da Gloria, Pietro, Flora, Graziano; volto le spalle a Ischiano Scalo e li lascio combattere contro un destino spregevole, ma lontano da me.

Ma col tempo s'impara a vivere lo stesso.

Commenti

  1. Purtroppo non sono arrivata neanche a metà di questo libro, non mi hs proprio preso, non riuscivo ad immergermi nella lettura :/

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    1. E' difficile, molto difficile, addentrarsi nella lettura e portarla avanti. Però c'è anche chi lo ama alla follia :)

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Hai letto altro di Ammaniti?
    Da un po' di tempo penso di volerne leggere qualcosa, poi però in libreria non mi convinco mai. Leggendo le trame non sento mai una forte empatia con nessuna delle storie. Ho preso questo volume in mano decine di volte, ma poi non ho mai provato la giusta curiosità per comprarlo. Anche sbirciando lo stile non riesco a far scattare l'alchimia.
    E ora mi hai davvero convinta che forse tra me e i libri di Ammaniti non c'è la giusta chimica :)

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    1. Con Ammaniti penso sia proprio questione di alchimia: o c'è o non c'è. E mi sa che neanche per te c'è ^^

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