Recensione: L'emozione in ogni passo di Fioly Bocca

Buongiorno, amanti della lettura.
Oggi vi propongo la mia recensione de L'emozione in ogni passo, di Fioly Bocca. L'autrice non è nuova qui sul blog, anzi, perché ho già letto e recensito Ovunque tu sarai. Quest'ultimo è anche finito per essere tra i Quattordici libri che ho amato, che ho abbracciato dell'anno appena concluso.
Fioly Bocca, ancora un volta e in maniera diversa, mi sorprende e si fa amare.


Titolo: L'emozione in ogni passo
Autore: Fioly Bocca
Editore: Giunti Editore

Trama:
Un desiderio, una speranza, un dolore da lasciare andare: come tutti quelli che decidono di intraprendere il Cammino di Santiago, anche Alma ha una ragione profonda che la induce a chiudere per qualche settimana la sua libreria nel cuore di Bologna e a partire in un'alba diafana di giugno. Sta cercando di dimenticare Bruno, ma in realtà sono proprio i suoi appunti su un foglio spiegazzato a guidarla passo passo lungo il Cammino. E un quadernetto azzurro a cui affida tutti i suoi pensieri: chissà se su quel masso si è seduto anche lui, chissà se ha alzato lo sguardo su quello stesso cielo. Frida invece è una psichiatra che dopo un fatto terribile non è più in grado di occuparsi degli altri. Per questo ha lasciato il suo lavoro, e l'unica cosa che le importa adesso è cercare le persone che hanno conosciuto Manuel, suo marito. Alma e Frida si incontrano al termine di una lunga giornata di marcia a Puente de la Reina. Sono due donne totalmente diverse, ma in comune hanno un conto aperto con la vita. E insieme scopriranno che la condivisione della fatica e del dolore è spesso il preludio di un miracolo: perché il Cammino scandisce il proprio tempo e influenza il destino di chi lo compie in modi che nessuno può prevedere...


Recensione:

A un certo punto, le cose sull'orlo di un amore precipitano. Appena superata la frontiera dell'incertezza rispetto al sentire dell'altro, si liberano dalla patina di finta immobilità e prendono la rincorsa.

Ogni viaggio comporta degli addii. Devo dire addio ad Alma e a Frida, vorrei abbracciarle in silenzio, un abbraccio dolce, non di quelli che stritolano. Vorrei che quell'abbraccio fosse indimenticabile, nella sua dolcezza.

Alma ebbe vergogna di guardarlo negli occhi quando disse: - Ho paura che ti amo -. E dentro quella frase sgrammaticata traspariva l'impeto e l'urgenza di dire. Lui rispose, con la voce di uno che ha riso e poi pianto: - Io non ho paura, perché ormai lo so, che ti amo. La paura l'ho lasciata indietro, tanto non serve tenersela addosso, ti pesa e nient'altro. -

Alma - come dice il nome - è un'anima sopita, sognatrice, taciturna, con il corpo che si muove per dire le cose. Realizzato il sogno di una vita, quello di aprire una libreria con il nome Alicante, va in vacanza con l'amica nel Monferrato.
Le cose che ci sconvolgono la vita sono quelle che spesso non ci aspetteremmo mai, per Alma quella cosa si chiama Bruno. Uomo che sembra sposare il suo silenzio, le cui spalle e occhi in sella al cavallo dicono più di quel che si vuole sapere. Alma perde il sonno, fa di tutto per stare accanto a lui, e poi sul suo letto con lui di fianco a lei, inizia a pensare ad un futuro che porta il numero Due. Forse Alma è troppo accecata dall'illusione, o dalla vita da vivere - non è forse la stessa cosa? -, ma abbandona il suo silenzio per provare a formare un coro di due voci. Prima degli addii ci sono tanti arrivederci, e il primo di loro avviene quando entrambi devono tornare alla loro realtà, fuori da quel letto, e provare a vivere una relazione separata da qualche chilometro e un telefono. Parole mai dette, altre che scappano, respiri profondi che le trattengono. Si avvicina, forse, l'addio tra i due.

Si sentivano tutti i giorni, attraverso il filo che non c'è più, e la donna si domandava chissà dove vanno i silenzi, adesso, dove si perdono prima di trovare la strada. Chissà i sussurri degli amanti, se si impigliano in qualche luogo imprecisato dello spazio, tra la bocca che dice e l'orecchio che ascolta. E i baci, come deve essere pieno il cielo, di baci scappati al telefono.

Poi ci sono anche gli addii che mai vorremmo dire, ma che il destino ci costringe a fare, incurante del dolore che questa parola provoca. Frida lo vive senza dimenarsi, quel dolore, dopo che suo marito Manuel non torna più a casa. Morto da eroe per il suo mestiere di medico senza frontiere, lascia Frida in balia ad una disperazione muta che non le dà pace. Perché l'ha lasciata sola? Perché non gli ha mai chiesto di lasciare tutto per vivere la loro vita su di un punto fermo? Perché?
Certe domande rimangono senza risposta, perché non c'è nessuno ad ascoltarle e a rispondere, e l'unica cosa che una personalità coraggiosa può fare, perché Frida vuole vivere ancora, è trovare quelle risposte in se stessi. Raccogliere lettere da terra, punteggiatura dal cielo, mettere insieme una risposta mediante la ricerca di tutto, di se stessi e degli altri che amiamo.

Amare è una cosa solida, è un corpo che ti dorme accanto nel letto, un posto a tavola dirimpetto. Ha la consistenza di una moka per due messa sul fuoco al mattino e di due tazze di caffè che nel lavandino tintinnano quando le sciacqui.

Alma prende il suo zaino e la guida che Bruno le ha dato e compie il primo passo per il Cammino di Santiago, per trovare lui in quei luoghi che gli sono appartenuti, a differenza di lei che invece non è mai stata sua. Frida, anche lei con uno zaino pesante, fa lo stesso passo per cercare il marito e la pace in un futuro che non porterà più il nome di Due.
Alma e Frida, donne le cui storie sono su su poli opposti, una che si lascia ad un amore mai sbocciato, l'altra ad un amore mai finito ma interrotto. Entrambe con la voglia di vivere, di alzare le braccia al cielo, arrivare a destinazione cambiati e uguali nel loro sentirsi diversi. Due destini che inciampano l'uno nell'altro, non si chiedono scusa, si alzano a vicenda tendendosi le mani, si sorridono, si abbracciano con quegli zaini pesanti.

E' pronta. Ogni viaggio insegna una maniera di andare e ancora non sa quanto questo percorso la porterà lontana. Ancora non ha imparato che la distanza non è quella dei chilometri messi sotto le scarpe, ma quella da percorrere per avvicinarsi a sé.

Ancora una volta Fioly Bocca mi emoziona e mi sorprende con un libro e una storia che mai mi sarei aspettata E lei lo fa a modo suo, con una infinita delicatezza nel raccontare; come una mamma che legge la fiaba ai figli prima di andare a dormire.
L'emozione in ogni passo mi è piaciuto molto nella sua tenerezza e grazie alle due protagoniste che rappresentano ogni donna, ogni lettrice, ogni essere umano fragile ma assetato di vita.

A chi gli chiede il perché di quell'andare solitario, risponde che non è stata una sua decisione: è la notte che lo ha scelto per tenerle compagnia. E' la notte, aggiunge, conosce molte più verità del giorno, dove la luce può confondere sulla consistenza delle cose importanti.

Nel primo libro, Ovunque tu sarai, Fioly Bocca mi ha fatta sorridere perché spiegava il significato di ogni nome, perché giocava con il futuro e gli diceva "se il Futuro mi chiamasse...". In questo ultimo libro, invece, l'autrice presenta a fine capitolo una frase tratta dai libri di grandi scrittori e la argomenta, la cuce addosso alla sua storia e al lettore. Fioly Bocca, ancora una volta, si conferma ai miei occhi come un'autrice di grandissimo talento.

- Chi ti ha mandato per farmi felice? - domandò Alma, con un'increspatura nella voce.
- Chi lo sa, ma per come mi manca il respiro adesso, mi sa che sono venuto di corsa. -

Ogni viaggio comporta degli addii, dicevo all'inizio. Appena girata l'ultima pagina Alma e Frida mi mancavano già, come mancano quelle persone che conosciamo in così poco tempo e perdiamo con la stessa velocità.

Se un osservatore esterno potesse veder dall'alto i percorsi delle persone che si cercano (a volte senza saperlo), resterebbe stupito dal numero di volte in cui le loro strade si sfiorano, si incrociano senza notarlo, si perdono per un battito d'ali. Qualcuno lo chiama Caso, qualcun altro Disegno.

Commenti

  1. Non ho letto Ovunque tu sia ma questo mi incuriosisce, lo segno :)

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    1. Se ti capita, inizia prima con Ovunque tu sarai :)

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  2. Sembra bellissimo *-* Non conoscevo l'autrice, ma non vedo l'ora di scoprirla!

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    1. Oh, io la adoro! Come ho detto su a Cecilia, se ti capita inizia prima da Ovunque tu sarai. Bellissimo! :)

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  3. Forse ricorderai che io invece non ero riuscita ad apprezzare "Ovunque tu sarai", col senno di poi mi rendo conto che non è stata colpa dell'autrice e del suo stile ma semplicemente era un tema che in quel momento non mi sentivo di affrontare, troppo delicato e doloroso per quel periodo della mia vita.
    Darò un'altra possibilità a quest'autrice, visto quanto la ami tu non posso fare altro! ;)

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    1. Certo che mi ricordo, Sara ^^
      Sai cosa penso? Che quando ti andrà potresti riprendere in mano Ovunque tu sarai, lo guarderai con occhi diversi, con una maturità nuova. Forse lo apprezzerai di più e farai pace con quel dolore che ti ha toccata. <3

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