Letture in viaggio: Ricordi, la Fallaci, e nuovi modi di leggere.

Buongiorno, amanti della lettura!
Oggi torna l'apprezzatissima rubrica Letture in viaggio.

La vita da pendolare mi dà la possibilità di viaggiare continuamente e di leggere. Non sono l'unica, però, e sul treno o in stazione incontro sempre qualcuno che legge e la cosa mi rende felice. Mi rende felice l'idea che siamo tutti compagni viaggio, che ci siano tante letture in viaggio. Letture in viaggio, si chiama così questa rubrica a cadenza casuale.
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Odio quando ci si dà un appuntamento e lui non arriva. Almeno avvisami, no? E invece no, e allora io mi arrabbio, comincia male la giornata, e giuro che appena lo vedo gli tengo il broncio o gliene dico quattro. Poi lui arriva, vede che ho il broncio e cerca di farmi ridere, io giro la testa dall'altra parte perché so che non devo cedere e che questa volta me la paga, ma lui mi fa ridere davvero. E poi mi mette una mano attorno al collo, mi fa girare e ridiamo. Sei cattivo, gli dico. Ma lui sorride e finisce lì. E mi piace.
Lo so già come finisce, ecco, ma ora mentre aspetto il treno mi arrabbio e spero che mi passi presto perché potrei conoscere una nuova lettura e una nuova persona da inserire ne Letture in viaggio. Dopo, infatti, le incontro entrambe.
Lei si siede vicino a me, con i suoi capelli lunghi e neri, la sua altezza media, vestita tutta di nero. Si toglie la giacca, apre la borsa e tira fuori il Kindle.
Sono alla sua destra e la vedo poco bene, ma vedo le sue labbra delineate da una matita rosa. Mi ricorda mia zia, anche lei se la metteva sempre. Erano gli anni novanta e penso andasse di moda, ma ogni volta che vedo una matita per labbra o qualcuno che la indossa penso alla mia zia. "Habibti", amore in arabo, la chiamavo così. E le zie paterne mi prendevano in giro, gelose del mio attaccamento a lei. I bambini vanno dove sentono affetto, dove si sentono amati, e io ho sempre preferito la famiglia di mia mamma e lei, habibti. E' sempre stata una zia amorevole, che sin da piccola voleva che studiassi per diventare qualcuno nella vita, che ha spostato i suoi sogni e i le sue ambizioni su di me, per vederli un giorno realizzarsi. Mi fa male sapere che un giorno li vedrà ma da lontano, perché abitare in un altro paese significa anche questo. Significa che i legami si raffreddano e ci si aggrappa ai ricordi, alle matite per le labbra, tutto per non dimenticare.
- Scusi? Le posso fare qualche domanda sulla sua lettura? -
Lei gira la testa e mi annuisce. - Certo. - Le guardo bene il viso per la prima volta. Una donna vicina ai quarant'anni mi guarda con quegli occhi scuri e profondi. Mi sorride e ricambio prendendo il telefono per prendere appunti.
- Cosa legge? - le chiedo sorridendole ancora. L'ho già fatto una volta, ma la paura rimane sempre e comunque, quella di essere invadente, di disturbare. Mettiamo caso che ci sia io al suo posto, lo so benissimo che mi darebbe fastidio essere disturbata mentre leggo; cosa ne so che anche lei è un'asociale-topina da biblioteca come me?
- Delle interviste a dei politici degli anni settanta - la descrizione mi è familiare, e sono sicura stia parlando di Oriana Fallaci.
- Chi è l'autore? - le chiedo.
- Oriana Fallaci - Già, anche la letteratura torna di moda, e non vuol dire che si tratti necessariamente di classici. I classi sono immortali, eterni, nel messaggio che vogliono lanciare alla società di qualunque tempo. I libri che vengono riscoperti, e gli autori che iniziano ad andare di moda, sono conformi a una determinata piega che ha preso la società di quel tempo ben specifico. Oriana Fallaci ora va di moda per le sue profezie, e anche il più ignorante la cita con una delle sue dichiarazioni estremiste, ovviamente estrapolate dal loro contesto originale. Sorge spontanea, dunque, la domanda:
- Perché lo legge? -
- Per interesse e cultura personale. Mi piace, e lo trovo interessante. - Magari lo facessero anche gli altri, leggere prima di criticare o usare aforismi a caso.
- Legge spesso questo genere? - le chiedo curiosa.
- Leggo saggi giornalistici, ma anche romanzi. - E mentre me lo dice la guardo e la immagino davanti ad un computer, in un ufficio, la vedo che se la prende con la stampante che si inceppa e che dice alle colleghe che è ora di pranzo. La vedo con i suoi vestiti scuri tornare a casa con il treno delle sei, che pensa al lavoro che non è riuscita a terminare: il lavoro in ufficio non finisce mai. E' questa l'impressione che mi fa questa donna, a cui do anche il nome di Simona. Perché così, perché l'apparenza ti fa decidere anche il nome delle persone, e secondo me c'è un motivo psicologico per cui lo facciamo.
- Vedo che legge in e-book. Come si trova? - la domanda che volevo farle sin da subito.
- Sì, il Kindle è stato un regalo. Pensavo di non passare mai al digitale perché il cartaceo è tutt'altra storia, ma essendo pendolare mi fa più comodo. Comodo perché posso avere in borsa un libro di cinquecento pagine, perché posso scegliere un libro in qualsiasi momento senza dover prima finire uno ed andare ad acquistarne un altro. Si tratta di comodità, tutto qui, come tutte le tecnologie di oggi. -
La tecnologia è inarrestabile, senza freni, con l'acceleratore premuto. Spesso mi sento come fuori da questo mondo, oppure nata nell'epoca sbagliata. Eppure mi trovo d'accordo con lei, su tutto quanto. Anche io come lei ripudiavo l'idea del digitale, poi c'è stato quel lungo viaggio all'estero e ho ricevuto il Kindle come regalo. La mia vita da lettrice è cambiata, come il mio modo di leggere perché si è intensificato, amplificato, e da semplice piacere è diventato un bisogno spesso fisico. La lettura e la letteratura, almeno loro, lasciamole fuori dalle discriminazioni e dai diti puntati. Lasciamo questo tipo di guerre lontane dalla parole e dalle pagine che racchiudono le emozioni, in qualsiasi forma esse siano. Che siano sullo schermo, o una pagina stampata, l'amore è amore, l'amicizia è amicizia: la lettura è viva.
- Ma mi piace comunque il cartaceo - continua lei. - Lo leggo e lo compro, soprattutto dei libri che mi piacciono molto. Anche se... -
Eccola qui, la storia del profumo della carta e dello sfogliare le pagine. Classica, prevedibile. Ma mi sbaglio.
- Anche se mi fa tristezza l'idea che le nuove generazioni non potranno avere magari le librerie in casa. -
Chi ci fa più caso alle librerie, cara signora, chi si sofferma più a guardarle. La tecnologia è inarrestabile, come la mentalità delle persone. Anche se spesso mi chiedo se non lo sia nel senso inverso, se non si sta tornando indietro, invece che andare avanti.
Mi parla delle librerie mentre si mette il suo cappotto e si prepara per scendere alla fermata, dopo avermi parlato dei nuovi modi di leggere, dopo avermi parlato della Fallaci, dopo aver portato a galla ricordi i cui contorni sono sfumati.
La mia lettura in viaggio arriva alla sua fermata, scende, e mi lascia ripensare al broncio che devo sfoggiare tra non molto.

Commenti

  1. Adoro sempre leggere qualcosa scritto da te; è come se fossi stata in viaggio anche io su quel treno ed abbia ascoltato e visto quella persona! Hai trattato così tante cose che sembra impossibile per un breve scritto..eppure ci sono!
    Non far passare più cosi tanto tempo da un articolo a un altro:) mi mancano:)

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    1. Anche a me piace molto leggere i tuoi scritti, Lou, grazie per la tua fiducia <3
      Ahahaha, va bene, ce la metterò tutta ^^

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  2. Mi piace quando ci porti in treno con te... sono una pendolare anch'io e mi capita spessissimo di sbirciare le letture altrui (anche se ad esser sincera, più passano gli anni e sempre meno sono i lettori in viaggio).
    Al prossimo appuntamento :)

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  3. Io, invece, non sono una pendolare. Ma leggendo il tuo pst mi è sembrato di esserlo ;)

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  4. Hai un modo di raccontare i fatti che mi fa immergere nelle tue parole senza pensare ad altro! Stupendo <3

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    1. Oh, tesoro, grazie mille, non sai quanto mi faccia piacere sentirtelo dire <3

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