Recensione: Il peso specifico dell'amore di Federica Bosco

Buon pomeriggio, amanti della lettura.
Oggi vi propongo la recensione della mia ultima lettura, la cui autrice è la cura del mio stress. Purtroppo però questa volta Federica Bosco mi delude, mi toglie le risate, mi toglie la leggerezza che solo lei sa creare, e l'ironia delle sue protagoniste che - in un modo o in un altro - erano delle eroine.


Titolo: Il peso specifico dell'amore
Autore: Federica Bosco
Editore: Mondadori

Trama:
"Un giorno l'amore finisce e basta. E lo fa così, un mercoledì sera, senza preavviso. Sei lì che guardi "Chi l'ha visto", con il pigiama di pile e i calzini antiscivolo, e lo osservi, e ti sembra di vederlo per la prima volta, che mangia fissando lo schermo, una forchettata di pasta dopo l'altra, e ti rendi conto che non ce lada fai più. Ma nemmeno un po'. E che non puoi resistere un altro minuto seduta su quel divano con il pigiama di pile e i calzini antiscivolo. Cioè, per carità, gli vuoi un bene dell'anima, e se avesse bisogno di un rene glielo daresti senza batter ciglio, ma ecco, è lì il problema: preferiresti dargli un rene che non un'altra parte di te... E questo perché? Perché, ripeto, un giorno finisce e basta. E questo non te lo dicono nei film, o nei libri, perché succede appena finiscono i titoli di coda. Perché la verità è che Richard Gere non ha mai smesso di rinfacciare a Julia Roberts di battere sul Sunset Boulevard, e Julia Roberts si è stufata dopo dieci minuti di stare su quella cazzo di panchina al freddo di Notting Hill insieme a Hugh Grant, e sempre Richard Gere non ha mai perdonato a Susan Sarandon di avergli fatto rinunciare alle lezioni di danza con Jennifer Lopez! È così che va la vita, non c'è mai un lieto fine, c'è solo una fine." È con questa amara consapevolezza che Francesca cerca di fare i conti lavorando come una matta, perché il lavoro è l'unica parte della sua vita che riesce a tenere sotto controllo e che non la delude mai.


Recensione:
Ormai è diventata una tradizione, mia e di Federica. Federica Bosco, intendo, non un'amica qualsiasi. Come vecchie amiche io e lei ci incontriamo per la seconda sessione invernale e lei si fa leggere ancora, io mi fido di lei e so che. come un'amica vera, può farmi sorridere e regalarmi qualche ora di spensieratezza come nei suoi precedenti romanzi.
Questa volta è stata la volta della sua penultima fatica: Il peso specifico dell'amore, un titolo che mi ha fatto pensare alla leggerezza della Bosco, alla sua ironia, alle ventate di aria fresca che nessun'altro riesce a replicare. Ma, c'è sempre un ma quando si prende una discorso alla lontana, quando si fanno troppi preamboli e, difatti, c'è un Ma.

Lo guardi, gli vuoi un bene dell'anima, ma non lo ami più. Perché il confine fra l'affetto immenso e l'amore è incredibilmente sottile. E separarli è la più complessa operazione chirurgica mai effettuata su un cuore umano.

La storia tutta al femminile che la Bosco ci regala è quella di Francesca che, apparentemente, sembra avere tutto ciò che si potrebbe desiderare, quel tipo di donna che quando la vedi le sorridi e le dai due bacini sulla guancia ma che appena si gira tu pensi "cos'ha lei che io non ho?", quella che segretamente invidiamo, ma non lo ammettiamo.

L'amore si trasforma, diventa altro, diventa sicurezza e fiducia, ma anche quotidianità, bollette e abitudini, e devi riuscire ad accettarlo. Le coppie che stanno insieme tutta la vita non vivono mica in luna di miele per sempre!

Francesca, Tunz per il perfetto fidanzato Edoardo (ma dico... Anche il nome sembra calzargli a pennello!), ha quest'uomo che il sogno di ogni donna: gentile, premuroso, ottimista, coccolone; quell'uomo che ti fa dire che potreste vivere una vita tranquilla per sempre, con una casa dalla staccionata bianca e il labrador retriever che gioca con i figli in giardino mentre tu porti l'insalata sul tavolo. E' vero, eh, molte donne vogliono la sicurezza dell'uomo al proprio fianco, per sempre. Poi ci sono quelle come Francesca, con le quali la vita e il passato non sono stati molto generosi e si trovano a passare notti insonni, a dover fare le elemosina alle persone per vedere la propria mamma, a farle anche al lavoro per vedersi riconoscere un decimo dell'impegno che ci si mette.

Quella gioia isterica che si prova quando si è innamorati, che ti fa sorridere e vedere tutto rosa anche quando piove da settimane e ti è saltato il riscaldamento in casa e hai solo voglia di fare l'amore e ridere e mangiare fragole. Quant'è che non mi sento così?

Poi mettici un'amica vittima dello stalkeraggio dell'ex marito, un amico vittima di un amore a senso unico, un autore egocentrico che sembra voler rendere un inferno la vita di Francesca; mescola tutto, e sclera! Solo che Francesca non sclera. Ma com'è possibile, mi chiedevo.


Il passato non molla un momento la presa e approfitta di ogni crepa per infilarsi nel cuore a tradimento.

Ecco il primo grande cambiamento con Federica Bosco: questa volta la protagonista non è una donna cazzuta che ride della vita e la prende come una sfida, una di quelle per cui facciamo il tifo, che tutte vorremmo essere. No, questa volta il personaggio di Francesca è il riflesso di molte di noi, ed è una verità scomoda. Una di quelle che ti fa muovere a disagio sulla sedia, che ti fa riflettere per un secondo che sembra un'eternità e allora ti arrabbi e urli: "Alloooraaa, fammi ridere!".

Un giorno l'amore finisce a basta. E non è colpa di nessuno. E' quello che decidiamo di fare con ciò che abbiamo imparato che fa la differenza.

E invece questa volta la Bosco ci priva un po' della sua inconfondibile ironia, che lascia spazio alla malinconia, ad una trama che sembra trascinarsi a fatica. Ma rimane lei, la voglia di sapere come finisce la storia, se Francesca riuscirà a spiegare le ali e iniziare a volare, se Francesca riuscirà a dare una svolta alla sua vita, a mollare l'uomo perfetto che la ama per amarsi lei in primis, se riuscirà a divorziare da un lavoro che la mangia viva, e con lei le vite dei suoi amici.

L'amore per alcuni di noi è semplicemente qualcosa di troppo difficile da maneggiare. E quando ti prende in quel modo feroce, impetuoso e prepotente, se non sei preparato, ti travolge come un'onda cattiva, ti sbatte sugli scogli e poi ti trascina via.

Le pagine scorrevano e io mi arrabbiavo, me la prendevo con Francesca e mi dicevo che doveva prendersi due schiaffoni per svegliarsi, per ripigliarsi, per tirare fuori il carattere e prendersi quello che voleva, che non le sopporto le persone così. E, infatti, io Francesca non l'ho sopportata.

Siamo davvero così ottusi da non riuscire a fare altro che scegliere come compagni le copie dei nostri genitori, anche se abilmente camuffate? Cosa ci impedisce di fuggire davanti al pericolo conosciuto? L'ingenua illusione di un lieto fine? O il fatto che non siamo capaci ad affrontare nient'altro se non ciò che abbiamo già vissuto, nel bene e nel male? Perché è così difficile affrancarci dei vincoli, siano essi di sangue o contrattuali?

Il peso specifico dell'amore è quasi del tutto privo di specificità, solo un peso. Argomenti sì, per niente banali, ma senza quel suo stile che mi strappa sorrisi e risate, e fa sempre dispiacere quando un'amica ti delude. Ma la prima volta si perdona sempre e io e la Bosco in qualche modo ci rincontreremo alla prossima sessione, magari con più leggerezza, con più risate, con le solite scene alla Bridget Jones, con un po' più del vecchio stile della Bosco.

Fino a quando l'abitudine supera il peso specifico dell'amore e allora ti rendi conto che l'unica cosa che ancora puoi salvare... sei tu.

Commenti

  1. Della Bosco ho letto solo un libro che mi ha dato mia sorella, il mio angelo qualcosa. Non mi è piciuto. Questo sembra meno interessante per me.
    Sei poi anche tu che sei una fan non lo hai trovato tanto eccelso.
    Ma come dice uno che non conosco, non tutti i buchi escono con le ciambelle intorno :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, la triologia dell'angelo. La conosco, ma non credo che la leggerò mai :)
      La Bosco scrive dello chick lit per un pubblico tutto al femminile, è comprensibile che non ti attragga.

      Elimina
  2. Non ho mai letto nulla di suo, ma ho molti suoi libri che attendono sugli scaffali!
    Questo libro mi ispirava molto, ma non lo ho ancora preso. Forse ho fatto bene?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io ti consiglio di iniziare da quelli che hai già sullo scaffale :) Non di iniziare da questo qui perché ho paura che potrebbe non piacerti.

      Elimina
  3. Non ho mai letto niente di questa autrice, ma sembra interessante. Quale libro mi consiglieresti per iniziare?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ci sono dubbi: Non tutti gli uomini vengono per nuocere :)

      Elimina
  4. Siham <3 Sinceramente a me non piace questa autrice, i pochissimi libri che ho letto non mi hanno mai entusiasmata ç.ç

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah no? :) Peccato perché la trovo divertente. Il bello della lettura, però, è anche questo ^^

      Elimina
  5. Io e la Bosco non ci siamo ancora incontrate e a dire la verità smanio per questo incontro perché ne sento sempre tessere le lodi. Quindi mi incuriosisce molto! Tuttavia credo di dover iniziare con altro, almeno così mi sembra di capire anche se comunque la trama del romanzo che hai recensito mi ispira. Cercherò la lettura giusta per conoscere questa scrittrice, concedendo, magari più in là, una possibilità anche a questo romanzo. Un'analisi impeccabile, complimenti!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se hai così voglia di scoprirla ti consiglio di cominciare da Non tutti gli uomini vengono per nuocere :)
      Grazie ^^

      Elimina
  6. Forse i temi trattati avevo un certo peso, che fa perdere ironia e leggerezza, però io non la conosco e vorrei proprio leggere anche questo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certamente, parla di riprendere in mano la propria vita alla fine di una relazione importante, ma tende a sembrare un libro self-help, più che un romanzo.

      Elimina

Posta un commento