Recensione: Il Capitano è fuori a pranzo di Charles Bukowski

Buongiorno, amanti della lettura!
Di seguito trovate la recensione de Il Capitano è fuori a pranzo :)


Titolo: Il Capitano è fuori a pranzo
Autore: Charles Bukowski
Editore: Feltrinelli

Trama:
Un diario di vita che si snoda tra l'estate del 1991 e l'inverno del 1993, poco prima che Capitan Bukowski venga meno. Il tema è la morte, attesa senza rimorsi e con irriverenza perché la cosa terribile non è la morte, ma la vita che la gente non vive. Eppure c'è qualche rammarico: lasciare il mondo, lasciare la scrittura. Nei pensieri del suo diario di bordo, il Capitano ne ha per tutti: filosofi, poeti giornalisti, fotografi, musicisti, poliziotti e Hollywood intera. Salva la moglie che lo assiste, la musica di Mahler, il computer, medium ermetico che accudisce il flusso dei pensieri, le corse di cavalli.


Recensione:
Quando ho deciso di leggere qualcosa di Bukowski potevo scegliere tra Post Office, Storie di ordinaria follia e questo. Come sempre mi sono lasciata andare all'impulsività e ho preso tra le mani Il Capitano è fuori a pranzo. Sapevo che questa era l'ultima opera di Hank e temevo quindi di perdermi qualcosa, di non potere godere appieno della sua scrittura e la maturità di questa.

I miei timori, però, si sono sciolti quasi subito; quando sono andata oltre alle ultime parole di uno scrittore eccentrico, scoprendo invece un'anima in pericolo. Bukowski sa che sta vivendo i suoi ultimi giorni, che la malattia risucchia ogni attimo della sua vita come fosse un buco nero, sa che la morte presto gli farà visita. Lo sa. Ne è consapevole.

Lui, Charles, parla con la Morte che ha nel taschino. Le dice "Ciao bella, quando vieni a prendermi?". La prende in giro, forse per rendere meno spiacevole l'attesa. Bukowski deride anche l'umanità che dice, essere sconvolta dalla morte come se fosse una sorpresa, quando questa non è altro che una formalità. Noi non viviamo la vita, viviamo la monotonia, noi non pensiamo. Dunque siamo già morti, e la Morte è pura formalità.
E siccome la Morte, ce l'abbiamo tutti nel taschino della giacca, dovremmo essere stimolati ad amarci di più. Ma noi siamo schiacciati dalla banalità e divorati dal nulla.

Lo dice lui, Bukowski, che dedica alcune paginette al suo dilemma del tagliarsi le unghie dei piedi mentre al mondo la gente muore di cancro e le strade sono vissute dal barboni. Ma si giustifica: lui si sente più vicino alla realtà pensando alle sue unghie dei piedi che a quelli amebi che pensano alle partite di Baseball.

Un Bukowski agli sgoccioli della sua vita, che vorrebbe lottare contro il tempo che gli rimane, se non fosse che lo passa all'ippodromo, a scrivere le sue ultime parole, a cercare un titolo d'effetto per queste. Un Bukowski che se la prende con tutti: scrittori, poeti, giornalisti, fotografi, pittori, musicisti, e lei: l'umanità, piatta e in lotta con se stessa.


Allora, miei affezionati lettori...
Avete mai letto qualcosa di Bukowski?

Commenti

  1. Mai letto niente di Bukowski, ma devo rimediare!!
    Bellissima la tua recensione, come sempre ;)

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  2. Ciao! Ti ho nominata qua, spero non ti dispiaccia!
    http://ilmondodiunabookworm.blogspot.it/2015/04/non-ci-crederete-ma-liebster-award.html

    :)

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    1. Ma graziee *-* Che dispiacere e dispiacere, mi fa moolto piacere! Grazie <3

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  3. Che bella recensione Nolwenn!! Io non ho letto ancora quest'opera di Bukowski, ma moltissime altre sì, tra cui Post Office e Storie di ordinaria follia che hai nominato tu! Lo amo, lo amo per la sua irriverenza, per la sua scurrilità e la sua saggezza tra una sbronza e l'altra. Solo chi vive nel fango comprende realmente l'essenza della vita... *.*

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    1. La penso esattamente come te *-* Giusto questa mattina sono andata in biblioteca e ho preso Post Office, non vedo l'ora di leggerlo!

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